“Con la firma del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni sul decreto che disegna il nuovo CGIE, ci prepariamo ad avere un Consiglio Generale degli Italiani all’Estero rinnovato. E questo è un bene. Si sentiva la forte necessità di riformare tale organismo di rappresentanza degli italiani nel mondo. Detto questo, il criterio con cui è stata decisa la nuova ripartizione dei seggi fa acqua da tutte le parti. Più consiglieri a quelle zone del mondo dove sono residenti più iscritti AIRE? Ma qual è la logica nel lasciare intere zone scoperte, ovvero poco o per nulla rappresentate all’interno del CGIE?”. Così Ricky Filosa, coordinatore del MAIE in Centro America.
“Gentiloni, firmando il decreto, ha anche confermato la situazione del Centro America: nessun rappresentante all’interno del CGIE. Come se in Messico, o in Repubblica Dominicana, o a Panama, non esistessero connazionali. Un altro schiaffo in faccia da parte di questo governo e di questa Farnesina per noi italiani residenti ai Caraibi e in America Centrale. E per noi di Santo Domingo in particolare, dopo che è stata soppressa la nostra ambasciata e che ci è stato tolto il nostro Comites. Tutto questo, nel silenzio generale di quei parlamentari eletti nella nostra ripartizione, dunque anche coi nostri voti. E’ questa la spending review di Renzi e compagni? Togliere servizi e rappresentanza alle comunità italiane residenti oltre confine? Mentre la casta diplomatica continua a costare un pandemonio, ma nessuno la tocca”.
“Siamo stanchi – conclude Filosa – di essere considerati carne da macello o strumenti buoni solo quando si tratta di votare. Siamo completamente tagliati fuori e nessuno apre bocca. Qual è stato, cari eletti all’estero, il vostro sforzo per evitare una situazione del genere? Ma andate tutti a lavorare in miniera”.
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