Il Governo Renzi è nato con il sostegno al Senato di una maggioranza non certo larga: un margine di solo 8 senatori. Un numero assai vicino alla consistenza numerica della rappresentanza delle nostre comunità italiane nel mondo (cioè i sei senatori eletti all’estero che hanno tutti votato la fiducia). Eppure, nonostante questo importante sostegno da parte dei nostri rappresentanti, il Presidente del Consiglio non ha neanche fatto un misero riferimento agli “italiani nel mondo” nei discorsi alla Camera e al Senato.
Nella composizione del Governo sono presenti con un Ministro e con un Viceministro due gruppi politici con scarsa rappresentanza parlamentare (due senatori l’uno, tre senatori l’altro). Tenendo conto di questi dati, come italiani all’estero era lecito attendersi grazie ai 6 nostri senatori (che, se fossero uniti, avrebbero veramente un grande “potere di fuoco”) di avere nel nuovo governo un peso specifico, un eletto all’estero almeno tra i sottosegretari, in modo che nell’agenda del Governo fossero presenti le problematiche del nostro settore. Ma così non è stato.
Certo, noi “italiani nel mondo”, siamo un “una realtà unitaria ” – nel senso che siamo un settore della nazione che ha una specifica rappresentanza – ma non abbiamo un unico “gruppo parlamentare”! Il numero dei nostri rappresentanti si divide in più gruppi parlamentari (forze politiche “romane”), e la loro forza si scioglie all’interno dei diversi partiti dei quali fanno parte.
Nelle consultazioni parlamentari del Presidente Renzi, i partiti politici “romani”, pur contando nei loro gruppi parlamentari degli eletti all’estero, non hanno fatto riferimento alle problematiche degli italiani nel mondo. Soltanto il MAIE, movimento degli italiani nel mondo, ha avuto l’opportunità politica di parlare di queste problematiche al Presidente Renzi. Così anche nelle dichiarazioni del voto di fiducia: solo il gruppo parlamentare del MAIE ha fatto riferimento ai nostri problemi, alle nostre proposte. Da parte dei capigruppo dei partiti “romani” solo il silenzio, e qualche intervento a titolo personale dei singoli eletti all’estero, evidenziando così un’altra volta la loro solitudine all’interno dei propri partiti.
Il Presidente del Consiglio ha fatto la sua scelta politica: gli italiani nel mondo non sono inclusi nel suo governo. Addirittura, fino oggi, non ha assegnato a nessun sottosegretario o viceministro la delega per l’Italiani nel mondo. Non ci sono segnali, da parte sua, che ci permettano di aspettare un cambiamento nelle politiche per gli italiani nel mondo.
Ma qui il problema non è Renzi. Siamo noi. Non importa chi è il Presidente del Consiglio. Qualsiasi esso sia, se la rappresentanza degli italiani nel mondo è divisa in tanti gruppi, corrispondenti ai partiti romani come accade oggi, la decisione politica di ignorarci sarà sempre la stessa, a prescindere dal colore politico di chi governa. Oggi come oggi, se davvero pensiamo che gli italiani nel mondo sono di vitale importanza per il rilancio dell’Italia, non ci sono delle scuse per non costituire un gruppo unico alla Camera e al Senato. Solo così avremo la forza sufficiente per modificare questo atteggiamento miope nei confronti degli italiani nel mondo e dell’interesse dell’Italia.
Noi del MAIE ne abbiamo parlato mille volte col Presidente Merlo, col Sen. Zin e con l’on. Borghese, e siamo convinti di questo: lanciamo ancora una volta l’appello a tutti gli eletti all’estero. Per contare politicamente e difendere efficacemente gli italiani all’estero uniamoci, costituiamo un unico gruppo alla Camera e al Senato.
*Coordinatore MAIE Argentina
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