Il 16 giugno l’80% dei connazionali all’estero sono tenuti a versare ai loro comuni di appartenenza la prima rata dell’Imu sulla loro casa in Italia, ritenuta ai fini fiscali come seconda casa, non essendo stata equiparata dai Comuni a quella dei loro concittadini residenti sul territorio nazionale. Il clima politico favorevole, a detta di alcuni esponenti politici, avrebbe potuto favorire una inversione di rotta da parte del nuovo governo; invece il Decreto legislativo adottato da quest’ultimo, che ha previsto l’invio della prima rata sulla prima casa, niente ha cambiato. Il governo Letta ha infatti confermato l’indirizzo fornito dal governo Monti.
La sterilita’ degli interventi al riguardo, presunti o effettivi che essi siano stati, da parte dei nostri rappresentanti all’estero, e’ evidente. Le loro iniziative, non si spiega per quali ragioni, non producono gli effetti desiderati. Stupisce tra l’altro l’assoluto silenzio, nonostante sollecitazioni varie, anche adesso a distanza di circa tre settimane dall’approvazione del decreto: nessuno dei nostri rappresentanti eletti, che avevano annunciato interventi a tal riguardo tramite gli organi di stampa, si è sentito in dovere di informarci circa l’esito dei loro tentativi.
D’altro canto, volendo fare un bilancio ad alcuni mesi dal loro insediamento, quali problemi in sostanza hanno risolto? Oltre ad agitare un po’ le acque, a cercare nuovi posizionamenti, ad annunciare proposte di legge, a costituire nuovi organismi, a proiettarsi in contesti nuovi che esulano da quelli per i quali erano stati eletti, quali problemi sono stati focalizzati e veramente gestiti sino a portarli a soluzione? Si e’ intervenuti in aula recentemente a difendere il nostro diritto di voto. Bene, ma a cosa e a chi puo’ servire questo voto? E’ utile per il sistema o per noi cittadini? D’altro canto anche i partiti politici in emigrazione, ammesso che tuttora veramente esistano, ed i vari movimenti tendono soprattutto al rafforzamento delle loro posizioni senza alcun apporto sostanziale, cercando unicamente di presidiare il territorio ai soli fini egemonici.
Tornando alla questione Imu, i rappresentanti del PD, con in testa l’on. Garavini, avevano scritto al governo Letta mentre i sen. Di Biagio (SC) e Micheloni (PD) avevano promesso degli interventi nel corso del dibattito per l’approvazione del decreto legislativo. Ebbene, niente e’ dato sapere circa il riscontro, se ci sono state o meno reazioni e di che tipo. Mi sembra tuttavia che i nostri rappresentanti abbiano più il vezzo ad utilizzare la stampa e le e-mail per propagandare, ma non per informare circa i loro riscontri effettivi (la tal cosa si puo’ anche capire, visto i risultati!).
Tuttavia l’insediamento dell’apposita Commissione prevista dal Decreto, che entro settembre dovra’ fornire al governo delle indicazioni circa la eventuale nuova regolamentazione del regime fiscale e tributario relativamente all’Imu, offre un’ulteriore ghiotta opportunita’ ai nostri rappresentanti per inserirsi nel contesto e gestire, come di dovere, anche la nostra situazione. Sara’ forse l’ultima occasione per far stabilire che: a) la nostra abitazione in Italia deve essere considerata come prima casa ed equiparata alla prima casa dei nostri concittadini in Italia; b) che la Tarsu e gli altri tributi ad essa connessi devono essere calcolati in base al consumo effettivo e al periodo di utilizzo dei medesimi.
Esorto quindi i nostri rappresentanti eletti ad intraprendere, sin d’ora, iniziative concrete e risolutive, non proclami, e di fornirci informazioni dettagliate e tempestive al riguardo. ItaliaChiamaItalia è sempre pronta a dare spazio ai chiarimenti che gli eletti all’estero vorranno fornirci sul caso.
Un’ultima riflessione circa l’attuale Tarsu a nostro carico. A conti fatti, partendo dal presupposto che un connazionale possa trascorrere un periodo medio di soggiorno in Italia di circa tre settimane, se si considerano i giorni di ferie spettanti ai lavoratori, e considerando una spesa annuale di tale tributo pari a 400 euro, si ha una incidenza di spesa giornaliera per il servizio, ammesso che esso avvenga tempestivamente e regolarmente, di 20 euro circa al giorno. La differenza invece tra l’importo dovuto (400 euro) ed il servizio ricevuto (400 E : 360 giorni x 20 = 22 E) e’ pari a 380 E rispetto al dovuto per il servizio ricevuto. Per quale motivo? E’ giusto e corretto un simile trattamento?
Questa per me e’ una vera e propria tassa di soggiorno che si traduce in un’estorsione vera e propria nei nostri confronti, e gia’ da tempo!
Il Comune dello scrivente ha recentemente riconosciuto la mia abitazione come prima e non come seconda casa, rivedendo la sua posizione iniziale. Non mi e’ comunque dato di sapere ne’ le ragioni alla base della prima ne’ della seconda decisione. Resto tuttavia dell’avviso che, a ben vedere, nell’interesse del mio territorio, niente mi e’ regalato, anzi.
I Comuni italiani, a mio avviso, dovrebbero adottare, se proprio non vogliono considerare altre ragioni, ma favorire i loro territori e difendere gli interessi delle nuove e future generazioni, una politica fiscale di convenienza atta a favorire sia gli investimenti dall’estero, cittadini stranieri o connazionali residenti all’estero, sia la presenza sul territorio di cittadini stranieri – regolari, naturalmente, con un lavoro o pronti a investire – o cittadini residenti all’estero. Gli uni e gli altri potranno concorrere ad arricchire i territori. Una politica fiscale ingiusta, incoerente, miope ed ostile non puo’ che produrre un effetto contrario, di impoverimento, di spopolamento, di isolamento. Se e’ questo, cari Sindaci, il vostro obiettivo, potete essere sicuri che fra non molto l’avrete raggiunto, grazie anche al contributo che vi e’ stato fornito dal governo centrale e dai nostri rappresentanti eletti all’estero! Non potete giustificarvi adducendo ragioni di cassa! Nessuna di queste categorie ha contribuito all’eventuale dissesto economico delle vostre amministrazioni!
Contestualmente, mi auguro che il presidente del consiglio attuale e il Presidente della Repubblica, che hanno versato ultimamente lacrime per l’accentuarsi del fenomeno migratorio in Italia, riescano ad indirizzare sin da adesso il governo nell’interesse delle nuove generazioni di italiani costretti ad emigrare in cerca di lavoro e a favorire il mantenimento del loro interesse per l’Italia. Per quali ragioni i nuovi emigranti dovrebbero poi pensare di investire e di tornare in Italia o di mantenere dei legami con essa, per un Paese che, oltre a non aver offerto loro la possibilita’ di inserimento lavorativo, non dà neppure condizioni paritetiche rispetto ai suoi cittadini residenti e di reinserimento vantaggioso? I tempi sono cambiati e le risposte che questi nuovi fenomeni migratori possono dare saranno certamente diverse e si baseranno soprattutto sulla convenienza di ciascuno. E oggi forse a un italiano residente all’estero rientrare in Patria non conviene affatto.
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