Noi italiani all’estero riteniamo che la maggior parte dei sindaci italiani esercitino, in modo ingiustificato ed inspiegabile, una politica di ostilità nei nostri confronti. Infatti l’80% di essi, con la complicità del governo uscente, esercitando la facoltà loro concessa, hanno deciso di considerare le nostre abitazioni in Italia come seconda casa. Misura questa, a nostro avviso, punitiva e discriminante. Punitiva non solo nei nostri confronti, ma anche del nostro territorio se si considerano, con lungimiranza, gli effetti negativi che da essa derivano.
E’ appena il caso di evidenziare che il fenomeno emigratorio nella sua lunga storia non ha mai contribuito al dissesto dei bilanci dei loro territori. Pretestuoso sarebbe quindi giustificare tale decisione con esigenze di carattere economico legate al dissesto dei bilanci comunali. Non possiamo essere chiamati a pagare in modo discriminatorio, ed addirittura con oneri maggiori rispetto ai veri protagonisti, per responsabilità e colpe che non sono nostre.
Noi cittadini residenti all’estero non abbiamo avuto e non abbiamo, a livello locale e nazionale, visto il trattamento riservatoci dal governo uscente, la possibilita’ di incidere nella gestione della cosa pubblica e tantomeno sulla salvaguardia dei nostri interessi e diritti. Nessuno di noi ha mai fatto o ha potuto far parte, per difficoltà oggettive, degli organi Comunali; esclusi quindi a livello gestionale. Siamo stati e siamo, nostro malgrado, soggetti passivi di un rapporto quasi di sudditanza, subendo, non di rado, anche comportamenti di arroganza da parte di amministratori locali con i quali spesso riscontriamo difficoltà ad interloquire, negandoci quel grado di civiltà che i nostri territori sono chiamati ad offrire.
I nostri territori hanno beneficiato e beneficiano: delle nostre rimesse, dei nostri investimenti, che hanno contribuito e contribuiscono, in modo non certamente irrilevante, alla creazione di opportunità occupazionali e allo sviluppo; delle nostre presenze e delle nostre famiglie; della nostra propaganda, che ha favorito e favorisce anche l’arrivo di altri turisti in Italia. Siamo costretti a pagare tributi, come la Tarsu, senza riduzioni, pur usufruendo di questo servizio in modo molto parziale. Misura inoltre discriminatoria anche perchè ha previsto di non trattarci alla stessa stregua dei nostri concittadini. Resta inteso il fatto che noi vogliamo pagare l’Imu sulle nostre abitazioni come prima casa nonche’ pagare in modo proporzionale all’uso i tributi sui servizi che ci vengono erogati.
I sindaci ed il Parlamento dovrebbero spiegarci le ragioni alla base delle loro decisioni e dirci chiaramente:
– se desiderano salvaguardare in primo luogo l’interesse dei nostri territori evitando, soprattutto nei territori del Sud, quel fenomeno, che si accentuerebbe, di desertificazione a cui, secondo dati statistici nazionali, si andra’ incontro nei prossimi anni, favorendo i nostri rientri definitivi o temporanei;
– o se desiderano provocare il nostro allontanamento costringendoci a vendere i nostri immobili.
Ci auguriamo che i nostri rappresentanti, vogliano, sappiano e riescano a far prevalere le nostre ragioni, nella prossima legislatura, presso il Parlamento, a cui spetta decidere in merito, eliminando la facoltà concessa ai comuni.
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