Piu’ delle ‘mazzette’ puo’ una ‘rete’ di relazioni basata sul ‘sentire comune’ e ‘politicamente’ orientata, che si fa ‘sistema’ e condiziona la realta’ imprenditoriale, facendo pagare il ‘prezzo’ dell’inquinamento del mercato alla collettivita’. E’ cosi’, in sostanza, che il gip di Milano Giuseppe Gennari sintetizza la nuova inchiesta della Procura di Milano che, dopo i presunti scandali degli ultimi mesi che hanno travolto il Pirellone, ha aperto un altro squarcio sul rapporto tra pubblico e privato in Lombardia con gli arresti di due responsabili della Compagnia delle Opere, di due funzionari di importanti aziende pubbliche lombarde e di due manager di aziende ospedaliere.
In totale, i carabinieri del Nucleo investigativo che hanno condotto le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo e dai pm Paolo Filippini e Antonio D’Alessio, hanno arrestato stamani 16 persone (7 finite in carcere e 9 ai domiciliari) e hanno perquisito le sedi dell’Aler (azienda lombarda di edilizia residenziale) e di Metropolitane Milanesi in una vicenda di presunte gare d’appalto truccate – undici in tutto, tra il 2006 e il 2012 – sui noleggi di auto aziendali, per un valore di circa 12 milioni di euro. Un’inchiesta che, come chiarisce lo stesso gip nell’ordinanza, promette ulteriori sviluppi: gli inquirenti, tra l’altro, stanno portando avanti accertamenti su alcuni funzionari di un’altra azienda pubblica, Ferrovie Nord, che ha bandito l’ultima gara, da 3,5 milioni di euro, che sarebbe stata ‘pilotata’.
Al centro del ‘sistema’ ci sarebbe stata la societa’ Kaleidos, con sede nel Varesotto e legata alla Compagnia delle Opere. In carcere per turbativa d’asta e corruzione sono finiti, infatti, Massimo Vanzulli e Oreste Ceriani, rispettivamente presidente e ad della societa’ e esponenti del direttivo della Cdo di Saranno (Varese). L’impresa faceva parte di quello che il gip ha definito ‘schema triangolare’, composto da ‘pubblici ufficiali/Kaleidos/clienti privati’. Grazie alla compiacenza dei funzionari delle aziende pubbliche, ‘oliati’ anche a suon di mazzette o favori, Kaleidos si sarebbe fatta compilare bandi su misura per poi aggiudicarsi appalti o farli vincere, secondo l’accusa, ad altre due societa’ del ‘giro’, la Arval o la Ald Automotive. In questo meccanismo, secondo il gip, a pesare piu’ di tutto sarebbe stata, pero’, la ‘rete di contatti di Compagnia delle Opere (e quindi di Comunione e Liberazione)’, che ha ‘rappresentato, per la Kaleidos un’efficiente modalita’ per l’individuazione di nuove opportunita’ commerciali’.
Nella sua ordinanza, tra l’altro, il gip riporta una telefonata tra Ceriani e un altro uomo da cui ‘traspare – spiega lo stesso giudice – con assoluta evidenza la consapevolezza dell’appartenenza ad un sistema che vede il suo vertice politico-istituzionale nel Presidente della Regione Lombardia (non e’ indagato, ndr) e che rappresenta da anni lo strumento delle ingerenze nell’attivita’ dell’Aler’. E’ il 20 marzo scorso e l’ad della Kaleidos, intercettato, dice: ‘Vogliono far cadere Formigoni e faranno di tutto’. E l’interlocutore gli risponde: ‘non possiamo puntellare l’impero romano in decadimento (…) Pensa alla tua azienda!’.
Formigoni, in un comunicato, ha chiarito che ‘quanto alla presunta esistenza di un sistema illecito che avrebbe in me il suo vertice, tale sistema non esiste e non e’ mai esistito’.
In carcere e’ finita anche Monica Goi, ‘responsabile dei Servizi generali di Direzione dell’Aler’, mentre agli arresti domiciliari Giancarlo Bortolotti, ex manager degli Istituti Clinici di Perfezionamento di Milano e Cristina Clementi, ex responsabile dell’Azienda Ospedaliera di Desio e Vimercate’.
Anche questi ultimi due manager, secondo gli investigatori, sono ritenuti vicini alla Compagnia delle Opere. Ai domiciliari anche un funzionario di Metropolitane Milanesi (e’ stato sospeso dall’azienda) e accertamenti in corso su ‘Marco Piuri, Amministratore Delegato di Ferrovie Nord’ (non risulta indagato), anche lui nel direttivo della Cdo di Saronno.
Individuate mazzette per oltre 200 mila euro, ma, come segnala il gip, ‘l’aspetto particolarmente callido’ del sistema sta nel fatto che ‘il costo ultimo della corruzione viene fatto ricadere proprio sul soggetto pubblico appaltante’: aumenta il prezzo dell’appalto e il costo per i contribuenti.
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