"La battaglia" sull’articolo 18 "è a sinistra, è dalla mia parte". Matteo Renzi parla al Council on foreign relations e spiega che "cambiare significa evitare la possibilità che un giudice decida se una persona può cambiare o meno posto di lavoro". In questo momento, osserva il premier, "solo nelle aziende con dipendenti superiori a 15 dipendenti è il giudice a decidere se il licenziamento è giusto o meno. Noi dobbiamo cambiare questo approccio, dare semplicità agli imprenditori e dare nello stesso tempo sicurezza ai lavoratori". Renzi spiega poi che bisogna ridurre le leggi sul lavoro "dalle attuali 2100 a 40-45. Io sono assolutamente convinto che questo cambiamento sia possibile. E io sono di sinistra".
Sulla riforma del lavoro "sono ottimista perché il mio partito di sinistra ha deciso di investire sul futuro", ha detto Renzi a New York. "La sinistra radicale vuole lasciare immutato lo Statuto dei Lavoratori cosi’ com’e’ stato concepito 44 anni fa. Alcuni pensano che difendere lo Statuto vuol dire essere di sinistra".
"Le persone della sinistra, leader della mia parte politica e non della destra, pensano che va ad ogni costo mantenuto lo Statuto dei Lavoratori e che questo e’ l’unico modo per essere uomini di sinistra". Invece, ribadisce, "bisogna cambiare l’approccio" sul lavoro.
"Sono molto ottimista sul fatto che il mio partito investirà nel futuro e non difenderà il passato" nella discussione sulla riforma del mercato del lavoro. Renzi ha riassunto così il dibattito per gli interlocutori americani: "Nel 1970 una legge molto importante cambiò la storia del mercato del lavoro in Italia. Ora la sinistra radicale crede che noi dobbiamo mantenere quella legge: il mondo è cambiato, ma in pochi sono convinti che difendendo quella legge sono dei veri uomini e donne di sinistra".
Oggi è necessario “investire in formazione e istruzione, con l’obbligo di accettare un lavoro dopo i corsi di formazione. Ma questo è possibile solo se riusciamo a ridurre il numero delle leggi sul lavoro".
"In Italia abbiamo buone idee e a volte non siamo capaci di realizzarle. Amiamo il nostro presente, perche’ e’ un presente di qualita’ di vita, ma la sfida per il mio governo e’ quella di farci amare il futuro. L’esperienza piu’ importante per l’Italia e’ quella di domani, non quella di ieri. Dobbiamo cambiare noi stessi per tornare ad essere l’Italia". "Dobbiamo trovare una soluzione, non solo elencare i problemi", ha proseguito il presidente del Consiglio. "Se l’Italia diventasse di nuovo l’Italia questo sarebbe importante non solo per il nostro Paese, ma anche per gli Stati Uniti e per le nostre relazioni", ha concluso il capo del Governo.
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