Gli italiani hanno ridotto all’osso i consumi, con un taglio della spesa che ha portato a un crollo senza precedenti delle vendite, scese ad aprile del 6,8% su base annua. L’Istat non aveva mai registrato un ribasso cosi’ forte sin dal 2001, data d’inizio delle serie storiche. Non c’e’ stato capitolo del bilancio familiare escluso dalla sforbiciata, anzi si e’ risparmiato perfino sull’alimentare, che ha segnato un tonfo del 6,1%, un altro record negativo che porta indietro di oltre 11 anni. Le rilevazioni dell’Istat descrivono un aprile ‘nero’, che solo a confronto con marzo ha fatto segnare un calo dell’1,6%. Sono cosi’ stati bruciati i piccoli miglioramenti dei mesi precedenti, gettando un’ombra su previsioni gia’ negative.
Infatti dietro i numeri sulle vendite si nascondono consumi sempre piu’ deboli che, secondo la Confcommercio, potrebbero arrivare a calare nel 2012 fino del 3,3%, un minimo mai raggiunto prima. Una situazione critica di fronte a cui il governo fa sapere di non essere immobile: ‘Sappiamo tutti che e’ un anno difficile e questo e’ il momento piu’ difficile, pero’ tutto cio’ che si puo’ mettere in moto lo stiamo mettendo in moto’, ha sottolineato il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera. Intanto lo stallo dei salari, certificato sempre dall’Istat per maggio, non aiuta la ripresa della domanda: le retribuzioni sono risultate ferme su aprile e hanno totalizzato un aumento annuo (+1,4%) ancora molto al di sotto dell’inflazione (+3,2%).
A scontare la stretta sulla spesa sono soprattutto i piccoli negozi, che si sono ritrovati a fare i conti con un ribasso delle vendite dell’8,6%. Ma anche la grande distribuzione ha sofferto (-4,3%). In particolare fa riflettere il calo subito dai discount alimentari (-3%), che avevano finora dimostrato di saper cavalcare la crisi intercettando la domanda di consumatori interessati piu’ al risparmio che alla qualita’. Invece ora le famiglie hanno risolto il problema alle radici, facendo a meno del prodotto stesso. Basti pensare che il portafoglio degli italiani e’ rimasto chiuso addirittura davanti a prodotti ‘base’ come i farmaci, che ad aprile hanno segnato un caduta annua delle vendite pari al 9,2%. Pesanti contrazioni hanno inoltre colpito i comparti dell’abbigliamento (-8,9%) e delle calzature (-8,6%).
La debacle di aprile, mese peraltro in cui e’ caduta la Pasqua, non fa ben sperare: per l’Ufficio studi della Confcommercio la flessione dei consumi, in termini reali e a livello pro capite, potrebbe ‘raggiungere il 3,2-3,3%, un’evidenza statistica che non avrebbe precedenti nella storia economica del nostro Paese’. Secondo l’associazione dei commercianti, ‘questa debolezza della domanda suggerisce quanto sia opportuna una revisione, seppure modesta, di alcuni obiettivi di bilancio, in accordo con i partner dell’eurozona’. Sulla stessa linea la Confesercenti: ‘Nel 2012 il reddito disponibile reale scendera’ per il quinto anno consecutivo e la capacita’ di consumo degli italiani si ridurra’ a livelli inferiori a quelli del 2007, quando la crisi ebbe inizio’. Preoccupati anche i consumatori, con il Codacons che ha avvertito: ‘Se si scorpora l’inflazione, il crollo dei consumi alimentari, in quantita’, assume aspetti tragici’, riportando l’Italia indietro di 33 anni. Allarmati sono pure i commenti degli agricoltori, dalla Cia alla Coldiretti, che ha evidenziato: ‘La crisi ha tagliato la spesa di sei italiani su dieci’. E da tutti i fronti si leva compatto un coro di secchi ‘no’ a nuovi aumenti dell’Iva.
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