Oggi nell’Aula della Camera la maggioranza di governo ha svenduto la cittadinanza italiana. Qualcosa di gravissimo, che grida vendetta. Non c’entrano nulla il razzismo, l’integrazione. Qui si tratta di buonismo ipocrita, di puro calcolo elettorale. Si regala la cittadinanza italiana ai figli di stranieri solo perché nati in suolo italiano. A loro non si chiede di conoscere la nostra lingua, di rispettare le nostre tradizioni. Nulla. Ma la cittadinanza italiana non si svende, si conquista.
Il MAIE – Movimento Associativo Italiani all’Estero ha votato no al testo di riforma di cittadinanza a cui la Camera ha dato l’ok nelle scorse ore. L’On. Ricardo Merlo, fondatore e presidente del MAIE, spiega: “Mentre per gli italiani all’estero continuano le file, le difficoltà e le ingiustizie per esercitare il diritto di cittadinanza, anche questa volta il Governo Renzi ci ha dimenticato e penalizzato”. Per Merlo l’attuale esecutivo, anziché pensare agli italiani e ai connazionali residenti oltre confine, “si occupa solo dei discendenti degli extracomunitari e modifica la legge sulla cittadinanza per consentire loro di diventare italiani più facilmente”.
“Per noi del MAIE questa non è una legge ben pensata nel suo insieme e potrebbe essere fonte di nuovi problemi. Poniamo, per esempio, il caso di uno straniero (nato o cresciuto in Italia) che con questa legge diventi italiano. Ottenuta la cittadinanza decide di ritornare nel suo Paese d’origine, in Medio o Estremo Oriente o in Africa. In virtù di questa riforma, egli potrà trasmettere la cittadinanza italiana ius sanguinis (dopo averla ottenuta col principio dello ius soli) a tutti i suoi discendenti che vivono magari in Siria, Kosovo, Afghanistan, solo per citare i paesi di provenienza della maggior parte degli immigrati dell’ultima rilevazione Eurostat. Il resto lo lascio alla vostra immaginazione…”.
“Ma la cosa più grave – sottolinea il deputato eletto all’estero – è che il Governo Renzi ha bocciato gli emendamenti degli onorevoli Bueno, Borghese e del sottoscritto che avrebbero consentito agli italiani (ius sanguinis) di riacquistare la cittadinanza dovuta, ma finora negata. Si trattava infatti di due emendamenti che davano pari dignità alle donne emigrate nella trasmissione della cittadinanza ai figli, anche se nati prima del 1948, e riconoscevano la cittadinanza ai residenti nei territori appartenuti all’ex Impero austroungarico e ai loro discendenti”.
Più triste e ancor più paradossale è stato il voto contrario ad un emendamento a favore degli italiani nel mondo, di quattro eletti all’estero.
“E oltre al danno c’è anche la beffa – continua Merlo, amaro – perché mentre un italiano maggiorenne all’estero, per fare la cittadinanza ius sanguinis deve pagare un contributo di 300 euro, l’extracomunitario paga 200 euro, secondo la normativa vigente". Il leader del MAIE però non molla: “La battaglia non è persa ancora. Ci resta da sperare solo che questo testo di riforma della legge sulla cittadinanza sia migliorato al Senato, aggiungendo anche le questioni che riguardano gli italiani nel mondo. Senato, peraltro – ha concluso il presidente del MAIE – dove il voto dei 6 senatori eletti all’estero potrebbe diventare decisivo”.
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