Comites, Di Biagio (Pi) a ItaliaChiamaItalia: ‘senza una riforma, rinnovo non ha senso’

Da quando il governo ha annunciato che le elezioni dei Comites si sarebbero tenute, finalmente, entro la fine di quest’anno, sono iniziate le polemiche. Già, perché queste elezioni a detta di molti sono state annunciate troppo in fretta, sarebbero da svolgere in tempi strettissimi, con cambiamenti importanti di cui – è il timore più diffuso – difficilmente sarà possibile informare in tempo i connazionali.

C’è anche il fatto che le elezioni dovrebbero tenersi con ogni probabilità in prossimità delle feste natalizie, ovvero in un periodo durante il quale, in generale, si è più concentrati nel Natale, nella organizzazione di cene e riunioni familiari, nelle celebrazioni religiose. Chi avrà tempo e voglia di dedicarsi a una campagna elettorale? Chi avrà tempo e voglia di iscriversi al registro degli elettori? Chi avrà tempo e voglia di votare? Per molti connazionali, votare per il rinnovo del proprio Comites sarà l’ultimo pensiero.

Senza contare che il meccanismo elettorale previsto darà l’opportunità, ancora una volta, a patronati e sindacati, di tornare ad essere, per il proprio partito di riferimento – Pd, sopra ogni altro – quella “fabbrica di voti” a cui abbiamo assistito già in passato e che già alle elezioni politiche ha favorito alcuni candidati di sinistra.

Su ItaliaChiamaItalia lo abbiamo scritto: queste elezioni dei Comites puzzano di bruciato fin d’ora. Anche fra gli eletti all’estero, sia a destra che a sinistra, c’è chi ritiene che forse sarebbe stato meglio portare a casa la riforma dei Comitati e poi procedere, con calma, senza fretta, a nuove elezioni. Invece il governo ha deciso di farsi bello agli occhi degli italiani nel mondo e annunciare il rinnovo dei Comites entro il 2014, senza però considerare che la fretta è sempre cattiva consigliera.

Proprio sul tema del rinnovo di questi organismi di rappresentanza, ItaliaChiamaItalia ha voluto sentire il senatore Aldo Di Biagio, Per l’Italia, eletto nella ripartizione estera Europa. Di Biagio nelle scorse ore, insieme ad alcuni colleghi senatori, ha lanciato lo stesso interrogativo messo sul tavolo da Marco Fedi, deputato Pd residente in Australia: non era meglio portare a termine la riforma, di cui fra l’altro si discute da anni, prima di andare al voto?

Parlando di Comites, dichiara Di Biagio a Italiachiamaitalia.it: “Innanzitutto mi preme evidenziare come io sia assolutamente consapevole del ruolo determinante e imprescindibile di queste strutture di democrazia rappresentativa. Consapevolezza che ho trasfuso in un mio emendamento alla riforma costituzionale con il quale auspicavo una rappresentanza degli organismi degli italiani all’estero nel nuovo Senato. Proprio in ragione di questa mia alta considerazione delle rappresentanze, non ho visto con favore quanto previsto dal Decreto Legge contenente disposizioni urgenti per il rinnovo dei Comitati degli Italiani all’Estero e quindi la paventata individuazione della data delle elezioni nel mese di dicembre. Infatti all’art. 10 del citato decreto si prevede l’esercizio del diritto di voto per corrispondenza, ma con l’introduzione dell’invio del plico elettorale ai soli elettori che ne facciano espressa richiesta all’Ufficio Consolare di riferimento”.

Secondo l’eletto all’estero “è di tutta evidenza come l’introduzione di questo meccanismo, senza una preventiva ed adeguata opera di informazione, avrà l’effetto di ridurre in maniera drastica la partecipazione al voto con un conseguente deficit di democrazia. L’individuazione poi della data delle elezioni nel mese di dicembre di quest’anno, alla luce di questo nuovo meccanismo di voto, restringe i tempi non consentendo, agli Uffici Consolari e a chi se ne volesse fare carico, di operare un’adeguata sensibilizzazione e informazione che renda partecipi quanto più possibile i nostri connazionali all’estero in un periodo prefestivo. In sostanza non vorrei che qualcuno pensasse, in queste elezioni, di potersela suonare e cantare da solo”.

Dunque, senatore Di Biagio, da parte sua cercherà di fare in modo che queste elezioni vengano rinviate? Magari che si voti in futuro, dopo la riforma del settore?

“Il precedente rinvio delle elezioni per il rinnovo dei COMITES e del CGIE si giustificava solo ed esclusivamente nell’ottica di riordino della normativa generale, per cui a mio avviso, non avrebbe senso celebrare queste elezioni in assenza di una organica riforma del settore. Senz’altro quando il decreto legge contenente le misure per il rinnovo dei COMITES, oggi all’esame della Camera, passerà al Senato per la sua conversione in Legge, dirò la mia”.

A proposito di riforme: si parla tanto di legge elettorale. Ma di voto all’estero non si parla più?

“Non proprio. Voglio ricordare come la rappresentanza degli Italiani all’estero sia stata salvaguardata per la Camera dei Deputati con l’elezione di 12 deputati, che nel nuovo assetto costituzionale se vorranno avranno un peso e una rilevanza nelle decisioni politiche del nostro Paese”.

Torniamo ai Comites. Se le elezioni comunque dovessero davvero tenersi entro il 2014, Aldo Di Biagio da che parte si schiererà? A quali liste darà il suo appoggio?

“Qualora venisse confermata la prospettiva di votare a dicembre rivolgerò la mia attenzione verso le persone che stimo e che decideranno di misurarsi in questa competizione elettorale. In ogni caso ritengo che nel caso in cui i Comitati Tricolore decidessero di presentare proprie liste, non farò mancare il mio sostegno rappresentando i Comitati, al di là delle appartenenze partitiche ed ideologiche, la tradizione dell’emigrazione italiana nel mondo”.

Lei più volte ha spiegato al nostro quotidiano online che lavora “per costruire il centrodestra del futuro”. E’ ancora così? Abbiamo notato in certi suoi interventi una strana, oseremmo dire sospetta, vicinanza, politicamente parlando, al presidente del Consiglio e segretario Pd, Matteo Renzi…

“Stia tranquillo, direttore, non c’è nulla di sospetto. Io sostengo il Governo Renzi come atto di responsabilità per dare un nuovo futuro all’Italia, un futuro di cambiamento e di riforme. Chi alimenta sospetti e non capisce questo o è in mala fede o non capisce nulla di politica. La mia storia e le mie origini politiche non sono in discussione. Certamente la distinzione tra destra e sinistra ha un valore storico e simbolico, ma il vero discrimine oggi è tra le forze politiche che cavalcano e strumentalizzano le difficoltà in cui versa il nostro Paese e chi invece, come me, punta alle riforme che ci aiuteranno a essere più forti ed a aumentare la nostra influenza in Europa. Io ho ritenuto che fosse arrivato il momento di assumersi le proprie responsabilità, ed ho deciso di farlo schierandomi a fianco di chi proponeva le riforme e sottoscrivendo anche provvedimenti ispirati a modelli di riorganizzazione istituzionale di tipo europeo”.

Esiste ancora un centrodestra, in Italia, degno di tale nome? Maroni, governatore leghista della Regione Lombardia, chiede le primarie e afferma che per Silvio Berlusconi è arrivato ormai il tempo di cedere il passo; Alfano è preoccupato perché – dice – anche in Europa si parla di un centrodestra italiano che non c’è… Siamo destinati ad avere Renzi a palazzo Chigi per i prossimi vent’anni?

“Direi che quel centrodestra non esiste più e che dobbiamo impegnarci per un nuovo soggetto che si riconosca nella tradizione del partito polare europeo. In giro vedo solo tentativi di bassa ingegneria politica privi di una seria progettualità di governo e di un ampio respiro istituzionale nell’interesse del Paese. Non so se Renzi durerà a Palazzo Chigi per i prossimi vent’anni. Sicuramente non si può restare indifferenti dinanzi alla ventata di novità che questo Governo rappresenta. Costruire un’alternativa valida dipende solo da noi e dalla nostra voglia di impegnarci per il bene dell’Italia”.

Twittter @rickyfilosa