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                  Norvegia: processo a porte chiuse per il killer

                  di ItaliaChiamaItalia
                  lunedì 25 Luglio 2011
                  in Esteri, Scelti
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                  Porte serrate nel tribunale di Oslo per l’udienza preliminare per la carcerazione preventiva di Anders Behring Breivik.

                  I giudici norvegesi hanno negato la possibilità di assistere all’udienza per motivi di sicurezza e per evitare che l’autore delle stragi di Oslo e Utoya 1 avesse contatti diretti con i media.

                  Alle 13, Breivik, che sul web ha pubblicato poche ore prima della strage European Declaration of Independence – 2083 2, un manuale di 1.500 pagine piene di deliri, analisi e istruzioni su come creare una bomba, è arrivato il Tribunale di Oslo per l’udienza preliminare.

                  Ad accoglierlo c’era una folla che ha cercato di bloccare l’automobile che lo trasportava, battendo con le mani sui vetri. La polizia è dovuta intervenire per consentire il passaggio della vettura.

                  L’udienza è durata meno di un’ora, durante la quale Breivik ha detto di aver compito la strage "per salvare l’europa dall’invasione musulmana" e dal "marxismo culturale" e inviare "un forte segnale al Paese, affossato dai laburisti".

                  Breivik ha affermato di aver preparato gli attentati in Norvegia con l’aiuto di "due cellule", chiamando per la prima volta dal suo arresto in causa dei complici. 

                  L’autore delle stragi ha confessato davanti al giudice di aver commesso i due attentati ed è stato incriminato per atti di terrorismo. Il giudice ha disposto una custodia cautelare di otto settimane, il massimo consentito dalla legge, di cui quattro in totale isolamento.

                  Un’ora prima, a mezzogiorno in punto, la Norvegia intera si era fermata per un minuto di silenzio in ricordo dei 93 morti della duplice strage di venerdì scorso. Anche se il bilancio, fanno sapere fonti di polizia, potrebbe essere rivisto e risultare meno grave.

                  Intanto, è giallo sulla notizia del fermo a Breslavia, in Polonia, di un commerciante di prodotti chimici online, da cui forse si sarebbe rifornito Breivik.

                  La polizia ha smentito l’arresto ma ha confermato che sono in corso indagini per appurare eventuali legami con le stragi. "Stiamo indagando dietro richiesta della polizia norvegese", ha spiegato il portavoce della procura di Breslavia, Malgorzata Klaus.

                  Sempre nell’est europa, precisamente a Praga, l’attentatore norvegese cercò di procurarsi delle armi. I fatti risalgono con ogni probabilità ai giorni a cavallo fra agosto e settembre dello scorso anno, nel corso di un soggiorno durato meno di una settimana.

                  Breivik andò nella capitale della repubblica ceca con la convinzione di recarsi in un luogo caratterizzato da un prospero traffico di armi e droga. Dopo cinque giorni di tentativi – durante i quali provò a prendere contatti con la malavita locale mettendo in giro la voce di essere interessato all’acquisto di un fucile automatico ak-47 e di bombe a mano – si rese conto di non poter raggiungere i propri obiettivi. Pensò persino che i suoi interlocutori lo considerassero un infiltrato della polizia o un pazzo.

                  Secondo il quotidiano Aftenposten, nel mirino dell’attentatore Anders Behring Breivik c’era, con tutta probabilità, anche l’ex premier laburista norvegese, Gro Harlem Brundtland, presente sull’isola di Utoya la mattina di venerdì. Brudtland lasciò l’isola appena poche ore prima dello sbarco di Breivik.

                  Nei suoi dibattiti online Breivik puntava il dito contro la storica leader del partito laburista, accusandola di aver rovinato la società norvegese e di averla portata nella "direzione sbagliata" con la sua politica di tolleranza e multiculturalismo.

                  Capo dell’esecutivo norvegese per oltre dieci anni (fra il 1981 e il 1996) Brundtland ha anche ricoperto la carica di direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità dal 1998 al 2003.

                  Secondo il quotidiano inglese Telegraph, Breivik aveva anche legami con gli ambienti dell’estrema destra britannica.

                  La polizia britannica ha inviato un suo alto dirigente per collaborare con gli investigatori norvegesi dopo la lettura del "manifesto" di Breivik in lingua inglese, nelle quali, fra l’altro, l’uomo fa riferimento a una presunta società segreta fondata a londra nel 2002 per portare avanti la crociata antimusulmani.

                  Il manifesto è stato firmato con il nome in versione inglese "Andrew Nerwick" e il killer descrive il suo "mentore" come un uomo inglese, di nome Richard.

                  Il premier David Cameron è stato invitato – scrive il Times – ad avviare un monitoraggio degli ambienti dell’estremismo di destra dopo l’ammissione da parte di Breivik di aver avuto contatti con l’English Defence league e di aver fatto allusione all’intenzione di quel gruppo di voler distruggere un sito nucleare britannico.

                  Porte serrate nel tribunale di Oslo per l’udienza preliminare per la carcerazione preventiva di Anders Behring Breivik.

                  I giudici norvegesi hanno negato la possibilità di assistere all’udienza per motivi di sicurezza e per evitare che l’autore delle stragi di Oslo e Utoya 1 avesse contatti diretti con i media.

                  Alle 13, Breivik, che sul web ha pubblicato poche ore prima della strage European Declaration of Independence – 2083 2, un manuale di 1.500 pagine piene di deliri, analisi e istruzioni su come creare una bomba, è arrivato il Tribunale di Oslo per l’udienza preliminare.

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                  L’udienza è durata meno di un’ora, durante la quale Breivik ha detto di aver compito la strage "per salvare l’europa dall’invasione musulmana" e dal "marxismo culturale" e inviare "un forte segnale al Paese, affossato dai laburisti".

                  Breivik ha affermato di aver preparato gli attentati in Norvegia con l’aiuto di "due cellule", chiamando per la prima volta dal suo arresto in causa dei complici. 

                  L’autore delle stragi ha confessato davanti al giudice di aver commesso i due attentati ed è stato incriminato per atti di terrorismo. Il giudice ha disposto una custodia cautelare di otto settimane, il massimo consentito dalla legge, di cui quattro in totale isolamento.

                  Un’ora prima, a mezzogiorno in punto, la Norvegia intera si era fermata per un minuto di silenzio in ricordo dei 93 morti della duplice strage di venerdì scorso. Anche se il bilancio, fanno sapere fonti di polizia, potrebbe essere rivisto e risultare meno grave.

                  Intanto, è giallo sulla notizia del fermo a Breslavia, in Polonia, di un commerciante di prodotti chimici online, da cui forse si sarebbe rifornito Breivik.

                  La polizia ha smentito l’arresto ma ha confermato che sono in corso indagini per appurare eventuali legami con le stragi. "Stiamo indagando dietro richiesta della polizia norvegese", ha spiegato il portavoce della procura di Breslavia, Malgorzata Klaus.

                  Sempre nell’est europa, precisamente a Praga, l’attentatore norvegese cercò di procurarsi delle armi. I fatti risalgono con ogni probabilità ai giorni a cavallo fra agosto e settembre dello scorso anno, nel corso di un soggiorno durato meno di una settimana.

                  Breivik andò nella capitale della repubblica ceca con la convinzione di recarsi in un luogo caratterizzato da un prospero traffico di armi e droga. Dopo cinque giorni di tentativi – durante i quali provò a prendere contatti con la malavita locale mettendo in giro la voce di essere interessato all’acquisto di un fucile automatico ak-47 e di bombe a mano – si rese conto di non poter raggiungere i propri obiettivi. Pensò persino che i suoi interlocutori lo considerassero un infiltrato della polizia o un pazzo.

                  Secondo il quotidiano Aftenposten, nel mirino dell’attentatore Anders Behring Breivik c’era, con tutta probabilità, anche l’ex premier laburista norvegese, Gro Harlem Brundtland, presente sull’isola di Utoya la mattina di venerdì. Brudtland lasciò l’isola appena poche ore prima dello sbarco di Breivik.

                  Nei suoi dibattiti online Breivik puntava il dito contro la storica leader del partito laburista, accusandola di aver rovinato la società norvegese e di averla portata nella "direzione sbagliata" con la sua politica di tolleranza e multiculturalismo.

                  Capo dell’esecutivo norvegese per oltre dieci anni (fra il 1981 e il 1996) Brundtland ha anche ricoperto la carica di direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità dal 1998 al 2003.

                  Secondo il quotidiano inglese Telegraph, Breivik aveva anche legami con gli ambienti dell’estrema destra britannica.

                  La polizia britannica ha inviato un suo alto dirigente per collaborare con gli investigatori norvegesi dopo la lettura del "manifesto" di Breivik in lingua inglese, nelle quali, fra l’altro, l’uomo fa riferimento a una presunta società segreta fondata a londra nel 2002 per portare avanti la crociata antimusulmani.

                  Il manifesto è stato firmato con il nome in versione inglese "Andrew Nerwick" e il killer descrive il suo "mentore" come un uomo inglese, di nome Richard.

                  Il premier David Cameron è stato invitato – scrive il Times – ad avviare un monitoraggio degli ambienti dell’estremismo di destra dopo l’ammissione da parte di Breivik di aver avuto contatti con l’English Defence league e di aver fatto allusione all’intenzione di quel gruppo di voler distruggere un sito nucleare britannico.

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                  Alle 13, Breivik, che sul web ha pubblicato poche ore prima della strage European Declaration of Independence – 2083 2, un manuale di 1.500 pagine piene di deliri, analisi e istruzioni su come creare una bomba, è arrivato il Tribunale di Oslo per l’udienza preliminare.

                  Ad accoglierlo c’era una folla che ha cercato di bloccare l’automobile che lo trasportava, battendo con le mani sui vetri. La polizia è dovuta intervenire per consentire il passaggio della vettura.

                  L’udienza è durata meno di un’ora, durante la quale Breivik ha detto di aver compito la strage "per salvare l’europa dall’invasione musulmana" e dal "marxismo culturale" e inviare "un forte segnale al Paese, affossato dai laburisti".

                  Breivik ha affermato di aver preparato gli attentati in Norvegia con l’aiuto di "due cellule", chiamando per la prima volta dal suo arresto in causa dei complici. 

                  L’autore delle stragi ha confessato davanti al giudice di aver commesso i due attentati ed è stato incriminato per atti di terrorismo. Il giudice ha disposto una custodia cautelare di otto settimane, il massimo consentito dalla legge, di cui quattro in totale isolamento.

                  Un’ora prima, a mezzogiorno in punto, la Norvegia intera si era fermata per un minuto di silenzio in ricordo dei 93 morti della duplice strage di venerdì scorso. Anche se il bilancio, fanno sapere fonti di polizia, potrebbe essere rivisto e risultare meno grave.

                  Intanto, è giallo sulla notizia del fermo a Breslavia, in Polonia, di un commerciante di prodotti chimici online, da cui forse si sarebbe rifornito Breivik.

                  La polizia ha smentito l’arresto ma ha confermato che sono in corso indagini per appurare eventuali legami con le stragi. "Stiamo indagando dietro richiesta della polizia norvegese", ha spiegato il portavoce della procura di Breslavia, Malgorzata Klaus.

                  Sempre nell’est europa, precisamente a Praga, l’attentatore norvegese cercò di procurarsi delle armi. I fatti risalgono con ogni probabilità ai giorni a cavallo fra agosto e settembre dello scorso anno, nel corso di un soggiorno durato meno di una settimana.

                  Breivik andò nella capitale della repubblica ceca con la convinzione di recarsi in un luogo caratterizzato da un prospero traffico di armi e droga. Dopo cinque giorni di tentativi – durante i quali provò a prendere contatti con la malavita locale mettendo in giro la voce di essere interessato all’acquisto di un fucile automatico ak-47 e di bombe a mano – si rese conto di non poter raggiungere i propri obiettivi. Pensò persino che i suoi interlocutori lo considerassero un infiltrato della polizia o un pazzo.

                  Secondo il quotidiano Aftenposten, nel mirino dell’attentatore Anders Behring Breivik c’era, con tutta probabilità, anche l’ex premier laburista norvegese, Gro Harlem Brundtland, presente sull’isola di Utoya la mattina di venerdì. Brudtland lasciò l’isola appena poche ore prima dello sbarco di Breivik.

                  Nei suoi dibattiti online Breivik puntava il dito contro la storica leader del partito laburista, accusandola di aver rovinato la società norvegese e di averla portata nella "direzione sbagliata" con la sua politica di tolleranza e multiculturalismo.

                  Capo dell’esecutivo norvegese per oltre dieci anni (fra il 1981 e il 1996) Brundtland ha anche ricoperto la carica di direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità dal 1998 al 2003.

                  Secondo il quotidiano inglese Telegraph, Breivik aveva anche legami con gli ambienti dell’estrema destra britannica.

                  La polizia britannica ha inviato un suo alto dirigente per collaborare con gli investigatori norvegesi dopo la lettura del "manifesto" di Breivik in lingua inglese, nelle quali, fra l’altro, l’uomo fa riferimento a una presunta società segreta fondata a londra nel 2002 per portare avanti la crociata antimusulmani.

                  Il manifesto è stato firmato con il nome in versione inglese "Andrew Nerwick" e il killer descrive il suo "mentore" come un uomo inglese, di nome Richard.

                  Il premier David Cameron è stato invitato – scrive il Times – ad avviare un monitoraggio degli ambienti dell’estremismo di destra dopo l’ammissione da parte di Breivik di aver avuto contatti con l’English Defence league e di aver fatto allusione all’intenzione di quel gruppo di voler distruggere un sito nucleare britannico.

                  Porte serrate nel tribunale di Oslo per l’udienza preliminare per la carcerazione preventiva di Anders Behring Breivik.

                  I giudici norvegesi hanno negato la possibilità di assistere all’udienza per motivi di sicurezza e per evitare che l’autore delle stragi di Oslo e Utoya 1 avesse contatti diretti con i media.

                  Alle 13, Breivik, che sul web ha pubblicato poche ore prima della strage European Declaration of Independence – 2083 2, un manuale di 1.500 pagine piene di deliri, analisi e istruzioni su come creare una bomba, è arrivato il Tribunale di Oslo per l’udienza preliminare.

                  Ad accoglierlo c’era una folla che ha cercato di bloccare l’automobile che lo trasportava, battendo con le mani sui vetri. La polizia è dovuta intervenire per consentire il passaggio della vettura.

                  L’udienza è durata meno di un’ora, durante la quale Breivik ha detto di aver compito la strage "per salvare l’europa dall’invasione musulmana" e dal "marxismo culturale" e inviare "un forte segnale al Paese, affossato dai laburisti".

                  Breivik ha affermato di aver preparato gli attentati in Norvegia con l’aiuto di "due cellule", chiamando per la prima volta dal suo arresto in causa dei complici. 

                  L’autore delle stragi ha confessato davanti al giudice di aver commesso i due attentati ed è stato incriminato per atti di terrorismo. Il giudice ha disposto una custodia cautelare di otto settimane, il massimo consentito dalla legge, di cui quattro in totale isolamento.

                  Un’ora prima, a mezzogiorno in punto, la Norvegia intera si era fermata per un minuto di silenzio in ricordo dei 93 morti della duplice strage di venerdì scorso. Anche se il bilancio, fanno sapere fonti di polizia, potrebbe essere rivisto e risultare meno grave.

                  Intanto, è giallo sulla notizia del fermo a Breslavia, in Polonia, di un commerciante di prodotti chimici online, da cui forse si sarebbe rifornito Breivik.

                  La polizia ha smentito l’arresto ma ha confermato che sono in corso indagini per appurare eventuali legami con le stragi. "Stiamo indagando dietro richiesta della polizia norvegese", ha spiegato il portavoce della procura di Breslavia, Malgorzata Klaus.

                  Sempre nell’est europa, precisamente a Praga, l’attentatore norvegese cercò di procurarsi delle armi. I fatti risalgono con ogni probabilità ai giorni a cavallo fra agosto e settembre dello scorso anno, nel corso di un soggiorno durato meno di una settimana.

                  Breivik andò nella capitale della repubblica ceca con la convinzione di recarsi in un luogo caratterizzato da un prospero traffico di armi e droga. Dopo cinque giorni di tentativi – durante i quali provò a prendere contatti con la malavita locale mettendo in giro la voce di essere interessato all’acquisto di un fucile automatico ak-47 e di bombe a mano – si rese conto di non poter raggiungere i propri obiettivi. Pensò persino che i suoi interlocutori lo considerassero un infiltrato della polizia o un pazzo.

                  Secondo il quotidiano Aftenposten, nel mirino dell’attentatore Anders Behring Breivik c’era, con tutta probabilità, anche l’ex premier laburista norvegese, Gro Harlem Brundtland, presente sull’isola di Utoya la mattina di venerdì. Brudtland lasciò l’isola appena poche ore prima dello sbarco di Breivik.

                  Nei suoi dibattiti online Breivik puntava il dito contro la storica leader del partito laburista, accusandola di aver rovinato la società norvegese e di averla portata nella "direzione sbagliata" con la sua politica di tolleranza e multiculturalismo.

                  Capo dell’esecutivo norvegese per oltre dieci anni (fra il 1981 e il 1996) Brundtland ha anche ricoperto la carica di direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità dal 1998 al 2003.

                  Secondo il quotidiano inglese Telegraph, Breivik aveva anche legami con gli ambienti dell’estrema destra britannica.

                  La polizia britannica ha inviato un suo alto dirigente per collaborare con gli investigatori norvegesi dopo la lettura del "manifesto" di Breivik in lingua inglese, nelle quali, fra l’altro, l’uomo fa riferimento a una presunta società segreta fondata a londra nel 2002 per portare avanti la crociata antimusulmani.

                  Il manifesto è stato firmato con il nome in versione inglese "Andrew Nerwick" e il killer descrive il suo "mentore" come un uomo inglese, di nome Richard.

                  Il premier David Cameron è stato invitato – scrive il Times – ad avviare un monitoraggio degli ambienti dell’estremismo di destra dopo l’ammissione da parte di Breivik di aver avuto contatti con l’English Defence league e di aver fatto allusione all’intenzione di quel gruppo di voler distruggere un sito nucleare britannico.

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