Forza Italia, se il Cav sacrifica la sua zarina

Alla strenua ricerca di una pacificazione interna – dentro Forza Italia e dentro il centrodestra – Silvio Berlusconi e’ sempre piu’ alle prese con le richieste di smantellare il "cerchio magico" di Arcore, lo staff di fedelissimi e soprattutto fedelissime che da oltre un anno ha di fatto preso in mano la gestione del partito. E le richieste si concentrano in particolare su un nome: Maria Rosaria Rossi, la 42enne responsabile amministrativa di Forza Italia. La Rossi, che beneficia di vari soprannomi piu’ o meno di cattivo gusto (dal classico "zarina" all’irriguardoso "badante") e’ stata all’inizio tra le migliori amiche di Francesca Pascale, fidanzata del Cav. da qualche tempo nell’ombra, e anche della primogenita Marina, i cui propositi di successione al padre sono stati definitivamente archiviati dalla necessita’ di seguire da vicino le aziende. Uscita Marina dal cerchio, a parte i tradizionali weekend che pero’, soprattutto dopo l’assoluzione in appello nel processo Ruby, hanno assunto un tono meno politico e piu’ familiare, nell’inner circle resta Giovanni Toti, consigliere politico. Che pero’ per sua natura e per il ruolo di mediatore con la minoranza di Raffaele Fitto e soprattutto con la Lega e il Nuovo centrodestra alfaniano, e’ molto piu’ duttile e meno duro della Rossi.

Sempre dentro FI, ma fuori del circolo di Arcore, ci sono il capo dell’opposizione, Fitto appunto, e il plenipotenziario con palazzo Chigi, Denis Verdini. Fautori anche di due linee politiche opposte, antirenziano il primo, filorenziano il secondo, hanno pero’ anche loro in comune una notevole intolleranza verso la "zarina". Che in effetti e’ un po’ sotto pressione, anche da parte del capo. A far traboccare il vaso e’ stata l’ultima direttiva della Rossi: una circolare, sottoposta a Berlusconi ma non ancora recapitata agli interessati, che annuncia la non ricandidatura alle prossime elezioni dei parlamentari, italiani ed europei, e dei consiglieri regionali morosi con il contributo al partito di 800 euro al mese. Un’area di evasione del 15 per cento alla Camera e al Senato, molto piu’ alta in periferia. 

La Rossi fa il suo lavoro – Forza Italia e’ in profondo rosso e due milioni e’ il totale dei contributi evasi – ma molti obiettano che non spetta a lei occuparsi di candidature, fatto che riguarda l’ufficio politico, in passato gestito personalmente dal Cavaliere. Il malcontento e’ trasversale, dall’area Fitto ai capigruppi Paolo Romani e Renato Brunetta. Romani e Brunetta sono a loro volta molto diversi – colomba il primo, falco il secondo – ma entrambi di stretta osservanza berlusconiana. E questo malcontento e’ anche tra le cause dei franchi tiratori di Forza Italia che ha a lungo bloccato la nomina alla Corte costituzionale di Luciano Violante (Pd) e Donato Bruno (FI), in base all’accordo con palazzo Chigi. A venire allo scoperto contro la Rossi e’ stato come al solito Fitto: "Come si permette di occuparsi di strategie politiche che non le competono, di parlare di governo, di opposizione, di primarie ed altro?". Ma il giudizio sarebbe condiviso anche tra i berlusconiani di sempre. Tipo Gianni Letta, uno che la tessera di Forza Italia e del Pdl non l’ha mai voluta, ma che e’ il vero sconfitto del ritiro di Antonio Catricala’ dalla corsa per la Consulta.

Ma tipo anche Brunetta, che fatica a mandare avanti il mini-pensatoio economico che ha messo su a Montecitorio, ed il suo bollettino Il Mattinale, per fare il controcanto alla politica economica di Renzi. E infine tipo tutti coloro che vorrebbero da Arcore un po’ piu’ di pragmatismo e un po’ meno di sindrome da "duri e puri". Sia che si tratti di rompere la liason con Renzi (improbabile per ora), sia di prepararsi comunque alle prossime tornate elettorali. Da qui la richiesta, giunta sul tavolo del Cav. nei giorni scorsi, di tagliare la testa di colei che di teste ne ha tagliate molte (come quelle del cuoco Michele Persechini, del chitarrista Mariano Apicella e dello staff comunicativo di Paolo Bonaiuti, uscito da FI ma mai completamente passato all’Ncd). Della Rossi, insomma.

Berlusconi sa benissimo che se vuole trattare con qualche chance con gli altri partiti dell’area moderata deve per prima cosa mettere ordine e stringere i bulloni nel proprio. Da qui un certo tentativo di riavvicinamento con Fitto, anche perche’ incombono le elezioni regionali e si vorrebbe evitare la disfatta. In questa situazione un dossier Rossi esiste, ma cosi’ come lui l’ha nominata dovra’ essere lui a revocarla, o piu’ probabilmente ad assegnarle un altro incarico. Un primo stop glielo ha imposto bocciando la proposta di privarsi della sede di piazza San Lorenzo in Lucina, appena presa in affitto. Berlusconi vive anche di immagine, e ha sempre applicato questo principio alla politica. E poi, ha aggiunto, lui non e’ Renzi, che ha palazzo Chigi. Fermo restando che poi restera’ comunque il problema dei soldi di Forza Italia.