No, non ce l’ha fatta. Silvio Berlusconi non poteva occuparsi del Milan, della costruzione di Ospedali in Africa e della Università della Libertà, perché le priorità erano altre ed il suo ruolo nella storia lo condanna ad una eterna parte da prim’attore. Con la conferenza stampa di ieri il Manifesto del Berlusconi pensiero torna preponderante nelle case degli italiani, stanchi ed oppressi dalla cappa di sudditanza germanica e di buoni propositi sull’austerity. Torna, perché quelli come lui in realtà non mollano mai. Fanno giri immensi e proprio come ogni cosa che nel Bel Paese esce dalla porta, rientra dalla finestra.
All’ultimo premier eletto per tornare quello che era, per mettere da parte il silenzio mediatico e condannarci a qualche nota ufficiale di tanto in tanto, serviva una sentenza figlia di una “Magistratocrazia” avversa ed avvelenata. Per dire “basta”, serviva la rabbia.
Via Monti, mai più tasse sulla prima casa, basta al limite al contante che deprime i consumi, rimodulare il rapporto cittadino – Equitalia. E ancora giù con la riforma delle intercettazioni, la separazione delle carriere tra giudici ed avvocati dell’accusa. Per Silvio c’è la necessità d’arginare l’estorsione tributaria, questa pressione erariale asfissiante che strozza in toto la crescita e non permette di dare slancio all’Italia. Perché per ripartire non è sufficiente la ristrutturazione del debito, ma l’incremento del numeratore (Pil) sul denominatore (Debito pubblico). Sicché il rapporto scenda sotto il 100%.
In ultima analisi, il Cav torna a ribadire l’innocenza sullo spread, sulla follia dei mercati che nulla ha a che vedere con i Governi in carica. Fece il passo indietro a causa di una maggioranza esigua per via del traditore Fini ed auspicando la possibilità che con un governo di natura tecnica i provvedimenti potessero essere votati da Maggioranza ed Opposizione congiunti sotto l’ala della emergenza.
Dopo aver scompigliato la dirigenza, presentato un programma del tutto alternativo a quello che Alfano s’affannava ad arrabattare, ci ricorda che il suo ruolo sarà di Padre Fondatore e Presidente, che non si ricandiderà alla premiership e che il suo passo indietro favorirà la riunione dei moderati.
Però Berlusconi è furbo, ricco di acume e corre più veloce delle sue stesse parole. E’ sempre un passo avanti, perfino rispetto a sé stesso. E’ riuscito a ricompattare i pensieri dei tanti italiani, giornalisti, opinionisti e politici che oramai lo davano per decotto e finito, magari ai giardinetti tra i pensionati. Lui non poteva, ha sempre avuto un ego grande quanto la casa (della libertà) in cui milioni di elettori hanno abitato per 18 anni. Lasci perdere le ultime remore Presidente, torni in campo, riporti Fede al Tg4 e cominci da capo: “Per un nuovo miracolo italiano!”.
Twitter @andrewlorusso
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