”Quelli di destra tornino nelle fogne da cui sono venuti”. Questo il forbito intervento del sindaco Ignazio Marino al festival dell’Unità di Roma, domenica scorsa, applaudito dalle sue “truppe cammellate” – la definizione è del premier Renzi – ivi convenute (o precettate). Sono seguite giovedì le scuse in consiglio comunale solo per ritrovare un minimo di compattezza e quindi chiedere di assegnare a Roma i giochi olimpici del 2024.
Credo non vadano sottaciute né minimizzate le gravi e pesanti responsabilità della destra (meglio: di alcune singole persone che purtroppo hanno gravitato anche a destra) quando a Roma – dopo decenni di giunte di sinistra – ci fu la possibilità di dirigere una città già palesemente ingovernabile e dove la stessa sinistra (particolare che si tende a trascurare) aveva organizzato, oliato e collaudato nei decenni un sistema di sprechi, di mafia e di potere ben prima dell’arrivo di Alemanno. Giungere comunque oggi agli insulti di Marino mette sgomento e ribrezzo.
Nessuno dei “potenti” ha ovviamente battuto ciglio (Marino non è Salvini!) per un lessico che esprime volgarità ma soprattutto incapacità, arroganza, e un odio che dovrebbe far meditare. Arroganza perché Marino sembra attaccato alla sua poltrona come un naufrago alla zattera nonostante il pesante coinvolgimento di suoi diretti collaboratori nel malaffare e sorretto da una parte del PD che non ha il coraggio di ammettere le proprie evidenti collusioni ed incapacità. Corruzione diffusa, con i soldi delle cooperative-canaglia che sono serviti a pagare gli stipendi dei dipendenti della federazione PD e l’arroganza di un sindaco che si sente un Padreterno senza un minimo di umiltà, tanto che annuncia “governerò fino al 2023!”, il che appare un po’ dubbio visto la compatta opposizione dei romani che – come da sondaggi – decisamente non lo amavano prima e oggi lo detestano in larga maggioranza.
Nelle fogne di Marino, comunque, ci restano tutti quegli stessi romani visto come sono governati e purtroppo ci stiamo anche tutti noi, italiani impietriti a leggere ogni giorno le nefandezze, le ingiustizie, gli sprechi, i furti, le porcherie di una amministrazione comunale che danneggia tutti, non solo i cittadini dell’Urbe e dove la fantasia per rubare supera l’immaginazione.
Cosa ci vuole per cambiare le cose? Forse una giunta militare, il coprifuoco, il triplicamento delle pene? Intanto un azzeramento generale, ma non solo del sindaco quanto piuttosto di tutti i benefici ingiusti, le relative coperture sindacali, i dipendenti nullafacenti, gli affitti ridicoli, gli sprechi paurosi dell’amministrazione capitolina dove non cambia mai niente.
Stupisce tra l’altro che a dover proporre se cacciare o meno Marino (che a Roma comunque governa già da oltre due anni e dovrebbe assumersi da tempo le proprie dirette responsabilità) sia proprio il prefetto Gabrielli, ovvero la stessa persona che tutti intuiscono verrebbe nominato commissario, in una clamorosa confusione di ruoli. Eppure il disonorante commissariamento per inquinamento da malaffare è necessario e rinviarlo significa solo diffondere le metastasi.
Intanto, sulle “fogne” e le altre volgari esternazioni di Marino, non uno del PD che abbia avuto il coraggio di commentare e prendere le dovute distanze: una prova di più di collusione e corresponsabilità. Con questi presupposti immaginatevi di organizzare a Roma – come chiede Marino – le Olimpiadi del 2024…