Il precipitare della situazione in Egitto toglie il sonno a Barack Obama. Soprattutto ora che anche la stampa – persino quella considerata piu’ ‘vicina’ al presidente – comincia a sparare a zero sulla Casa Bianca, accusandola di immobilismo. Un immobilismo che – osservano in molti sulle pagine dei quotidiani Usa – finisce per agevolare quello che oramai agli occhi di tutti e’ un tentativo di ritorno alla dittatura nel Paese arabo. ”Se Obama non vuole un bagno di sangue e la nascita di una nuova autocrazia deve fare di piu’ e subito”, e’ l’appello lanciato in un editoriale del Washington Post, che critica il presidente americano per non aver preso finora una posizione ferma nei confronti delle forze armate. Anzi – scrive il Post – ”gli Stati Uniti le continuano a sostenere”.
La mossa del Pentagono di ritardare la consegna al Cairo dei caccia F16 viene vista solo come fumo negli occhi. ”I programmi di aiuto annuali – afferma il Post – in realta’ vanno infatti avanti grazie allo stratagemma legale adottato dal Dipartimento di Stato”. Uno stratagemma che permette alla Casa Bianca di evitare di pronunciarsi su cio’ che e’ accaduto in Egitto con la deposizione del presidente Morsi: gli avvocati di Foggy Bottom, infatti, hanno messo sul tavolo del presidente un parere legale secondo cui all’amministrazione Usa non e’ richiesto di determinare se in Egitto c’e’ stato o meno un colpo di Stato. Nel primo caso gli Stati Uniti sarebbero costretti a tagliare tutti gli aiuti al Cairo. Cosi’ invece ci sono 1,6 miliardi di dollari a disposizione del generale Abdel Fattah el Sissi, gia’ ribattezzato dalla stampa americana ”il nuovo Nasser”. Non e’ un caso – sottolinea il New York Times – che il presidente Obama ”di fonte alla deposizione del primo presidente eletto democraticamente nella storia dell’Egitto e di fronte alla sospensione della Costituzione da parte dei militari non uso’ l’espressione ‘colpo di Stato’. E da allora non l’ha mai usata, limitandosi – prosegue il Times – ad invitare i militari a non cedere alla violenza e a lavorare per il ritorno di un governo democraticamente eletto”. Ma la realta’ – sottolinea ancora il Washington Post – e’ davanti agli occhi di tutti: ”L’Egitto non si sta muovendo verso la democrazia, come continua a sostenere l’amministrazione Obama, ma sta colpendo il partito che ha vinto le prime elezioni democratiche del Paese per consentire l’ascesa di un nuovo eroe militare”.
































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