Lingua e cultura italiana all’estero, ‘bisogna fare sistema’

Mirko Tavoni, presidente del Consorzio interuniversitario "Italian Culture on the Net", nel corso dell’indagine conoscitiva sullo stato di diffusione della lingua e della cultura italiana nel mondo al Senato, lo dice senza tanti giri di parole: "Sarebbe ora di iniziare a fare sistema". Quando si parla di lingua, cultura e insegnamento dell’italiano all’estero, "quello della necessità di fare sistema – spiega – è un tema sempre ricorrente, ma l’incapacità dell’Italia di riuscire a farlo è tema altrettanto ricorrente: lo ha detto perfino il presidente Mattarella, al congresso della Società Dante Aligheri quattro giorni fa: ‘A volte non siamo stati all’altezza del nostro patrimonio, l’abbiamo sciupato e deturpato’. Siamo comunque fieri del suo intervento, perché accredita ai massimi livelli le nostre istanze".

"Noi – continua Tavoni – nel nostro piccolo riuniamo 19 università italiane, siamo nati per fare sistema e riunire le competenze di ognuna delle università: tutto quello che abbiamo realizzato in questi quindici anni si fonda sulla compartecipazione delle esperienze". Esperienze che spaziano da iniziative post-laurea, corsi di formazione per insegnanti italiani all’estero, corsi di inglese online, diffusione della cultura italiana all’estero, corsi di lingua italiana per stranieri, "che nessuna università da sola avrebbe potuto sostenere – ricorda il presidente – e di cui hanno beneficiato molti trentini all’estero e molti studenti brasiliani che prima di venire in Italia hanno potuto studiare italiano per un anno a spese delle università brasiliane: il rinnovo di questo programma rischia di arenarsi perché non si riescono a trovare i pochi soldi necessari ed è una cosa molto grave".

Secondo Tavoni, poi, esiste un altro punto fondamentale che spesso viene sottovalutato: l’importanza non solo degli studenti di italiano all’estero ("l’insegnamento della lingua dovrebbe essere anche promozione culturale e turistica del nostro Paese, ogni corso dovrebbe rilasciare crediti universitari e poter essere speso nell’ambito di un corso di laurea, stiamo progettando anche un corso di laurea magistrale") ma anche di quelli stranieri in Italia: "E’ un aspetto poco focalizzato, ma che crea un rapporto con l’Italia che durerà per sempre". E gli studenti stranieri di oggi "saranno magari la classe dirigente di domani di Brasile, Cina…". La cosa importante però "è che vengano a studiare italiano, che il tempo trascorso non li lasci nella loro condizione di straniero ma che li avvicini all’Italia, ovviamente attraverso la lingua: nell’ultimo anno erano solo 70mila gli studenti stranieri in Italia, non sono molti. E poi – conclude – ci dovrebbe essere un effetto premiale nella divisione del fondo università, bisognerebbe premiare chi sa attrarre studenti stranieri".