Ricardo Merlo attacca con forza il governo Meloni, colpevole – a suo dire – di aver fatto una pessima riforma della legge sulla cittadinanza ius sanguinis, rischiando in questo modo di uccidere l’italianità oltre confine.
In occasione della riunione del Comitato di Presidenza del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, alla presenza del governo, rappresentato dal Sottosegretario agli Esteri con delega agli italiani nel mondo Giorgio Silli, il presidente del MAIE ha definito la legge Tajani “sbagliata, inutile e ingrata”.
È entrato anche nel merito della riforma, sottolineando come l’errore di Tajani sia stato talmente evidente e grave da produrre l’effetto opposto rispetto all’obiettivo dichiarato dal ministro. Invece di ridurre i ricorsi giudiziari per la cittadinanza che già intasavano i tribunali, la misura rischia infatti di moltiplicarli in maniera esponenziale.
Merlo si dice innanzitutto confortato dalle voci raccolte in Parlamento, secondo cui il periodo per richiedere l’iscrizione dei figli minori nati prima dell’entrata in vigore della riforma potrebbe essere prolungato in sede di approvazione del decreto cosiddetto “Milleproroghe”; al riguardo esprime l’auspicio che sia prevista una proroga di almeno due anni, essendosi il Legislatore reso conto che un anno è un periodo troppo breve, anche a causa della scarsa informazione.
Riferisce poi che presso molteplici Paesi latinoamericani gli avvocati prosperano anche grazie alla confusione che si è creata in merito alle carte d’identità elettroniche, dal momento che è stato fatto credere ai connazionali che per recarsi in Italia fosse necessaria la CIE.
“Occorre che l’Esecutivo o l’Amministrazione degli Esteri chiariscano che è possibile recarsi in tutti i Paesi europei con il passaporto italiano”, sottolinea. “A causa della mancanza di informazione, infatti, si corre il rischio che molti cittadini italiani che hanno richiesto il passaporto, ma non lo hanno ancora ottenuto, sovraccarichino di lavoro i Consolati richiedendo anche la carta d’identità elettronica”, aggiunge.
L’ex Sottosegretario agli Esteri evidenzia poi che la riforma della cittadinanza voluta dal ministro Tajani ha comportato l’effetto di beneficiare considerevolmente gli avvocati: “Una riforma che sembra essere fatta a misura degli avvocati. Attraverso i mezzi di comunicazione della maggior parte dei Paesi latinoamericani, essi stanno offrendo la possibilità di intentare cause grazie al principio di non retroattività delle leggi. Tutti i nati precedentemente al 27 marzo del corrente anno, dunque, soprattutto gli appartenenti a quella classe media che possono permettersi di pagare gli avvocati, stanno rivolgendosi ai Tribunali per ottenere il riconoscimento della cittadinanza italiana sulla base della non retroattività della norma. Dunque, oltre alle numerose ingiustizie introdotte da questa riforma, si è generato un vero e proprio sistema di tipo plutocratico, che finisce per subordinare il diritto alla cittadinanza italiana alla disponibilità economica”.
Nella stessa linea di Merlo sono intervenuti il Consigliere Walter Petruzziello e il Vicesegretario Mariano Gazzola, entrambi esponenti del MAIE nel CDP del CGIE.

“Tutto quello che sta accadendo – commenta Gazzola – dimostra una volta di più come la riforma sia completamente sbagliata e che attraverso strade diverse si sarebbero conseguiti risultati migliori”. Per esempio, sostiene, seguendo quanto fatto proprio quando Merlo era Sottosegretario alla Farnesina, ovvero quando è stata richiesta la certificazione di conoscenza dell’italiano B1 per il riconoscimento della cittadinanza per matrimonio e le richieste sono scese tantissimo: senza tagliare, senza togliere, senza violentare la nostra storia. Solo aggiungendo un requisito”.
Ricardo Merlo conclude dicendosi convinto che “la Corte Costituzionale farà giustizia eliminando la retroattività della norma; in tal caso, il ministro Tajani si renderà conto dell’assoluto errore strategico e politico commesso, poiché si verificherà una enorme corsa amministrativa e legale alla richiesta di cittadinanza”.






























