"Possono farmi tutto, ma non possono togliermi tre cose. Non possono togliermi il diritto di parola sulla scena pubblica e civile italiana. Non possono togliermi il diritto di animare e guidare il movimento politico che ho fondato. Non possono togliermi il diritto di essere ancora il riferimento per milioni di italiani, finché questi cittadini liberamente lo vorranno". In altri termini, parafrasando un noto spot, "toglietemi tutto, ma non l’agibilità politica". Silvio Berlusconi, in un’intervista a "Tempi" (che uscirà il 5 settembre, ma che viene anticipata sul sito del settimanale), si esprime chiaramente sul suo futuro politico all’indomani del faccia a faccia a Palazzo Chigi tra il presidente del Consiglio Enrico Letta e il vicepremier Angelino Alfano, che ha prodotto una fumata nera confermando la distanza tra le posizioni di Pd e Pdl.
La crisi di governo sembra ormai un’ipotesi molto concreta, in vista delle decisioni della Giunta del Senato che si riunirà il 9 settembre per votare sulla decadenza da senatore di Berlusconi. Intanto, il premier Enrico Letta è salito al Colle dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: argomento dell’incontro, presumibilmente, gli scenari futuri per il governo dopo l’esito del vertice di ieri. Nell’intervista, Berlusconi usa la metafora della barca per spiegare l’equilibrio molto precario su cui si regge l’attuale maggioranza: "Diranno che e colpa mia se i ministri del Popolo della libertà valuteranno le dimissioni davanti al massacro giudiziario del loro leader eletto da milioni di italiani. Ma io mi domando: se due amici sono in barca e uno dei due butta l’altro a mare, di chi è la colpa se poi la barca sbanda?". Il riferimento, chiaro, è agli alleati di governo del Pd. "In questo passaggio della vita pubblica italiana – sottolinea ancora Berlusconi -, è in gioco molto più che il destino di una persona. Vede, se si trattasse solo di questo, allora sarebbe un problema solo per me. Siamo all’epilogo di quella guerra dei vent’anni che i magistrati di sinistra hanno condotto contro di me, considerato l’ostacolo da eliminare per garantire alla sinistra la presa definitiva del potere. Inoltre, sono stati aggrediti alcuni princìpi di fondo che tutti dovrebbero avere a cuore, a partire dai nostri avversari politici, se fossero davvero democratici: il rispetto dei milioni di elettori che hanno votato per me e che non possono subire una simile discriminazione, il diritto alla piena rappresentanza istituzionale del primo partito italiano, il fondamentale diritto di scelta dei cittadini rispetto al Parlamento e quindi rispetto al governo. E tutto ciò nei confronti di un cittadino che ha subìto una sentenza infondata, ingiusta, addirittura incredibile".
Secondo Berlusconi, "su tutto questo, la Costituzione della Repubblica e il buon senso offrono molte strade. Se avessi voglia di sorridere, potrei dirle che ‘non possono non saperlo’: vale per tutti gli attori politici e istituzionali". E il leader del Pdl sgombra il campo anche dall’ipotesi che la figlia Marina possa scendere in campo al suo posto: "È stata una leonessa nelle sue uscite pubbliche di questi mesi. Il suo valore di persona, di imprenditrice, di donna, di cittadina, è sotto gli occhi di tutti. Le ho dato alcuni consigli, con amore e credo con lungimiranza e sono assolutamente sicuro che non scenderà in campo al mio posto". Il vicepremier e segretario del Pdl Angelino Alfano, invece, arrivando al meeting Cl di Rimini, invita il Pd a riflettere, "astraendosi dalla storica inimicizia degli ultimi 20 anni, sull’opportunità di votare no alla decadenza di Silvio Berlusconi", auspicando che i democratici non diano un voto "contra personam". La posizione del Pd, però, non sembra lasciare spiragli: "Alle minacce e agli ultimatum basta rispondere con un principio molto semplice: non si barattano legalità e rispetto delle regole con la durata di un governo. Mai" afferma il ministro per i Rapporti con il Parlamento e per il coordinamento delle attività di governo, Dario Franceschini. Un altro ministro, quello per gli Affari regionali e le autonomie Graziano Delrio, è altrettanto chiaro: "Su Berlusconi mi ritrovo su quanto ha detto Epifani. Non mi pare che il Pd possa far altro che prendere atto della sentenza e quindi il Pd voterà la decadenza: non c’è altra soluzione".
L’Anm, intanto, "ancora una volta – si legge in una nota – denuncia pubblicamente il susseguirsi di articoli di stampa e di servizi televisivi contenenti gravi offese a singoli magistrati e inaccettabili attacchi all’intero ordine giudiziario, giunti fino alla redazione di elenchi di magistrati, che evocano liste di proscrizione". La nota sottolinea che "tale strategia giornalistica, che ricorre anche alla diffusione di notizie grottesche e ripropone argomenti vecchi e già ripetutamente smentiti rivela la sua natura di operazione strumentale, fondata sull’uso sistematico di argomenti falsi e gravemente diffamatori, volti a screditare la magistratura e l’operato di singoli magistrati, con una gravità e un’intensità tali da assumere le caratteristiche di un vero e proprio linciaggio mediatico. Ciò – sostiene l’Anm – avviene in collegamento con la conclusione del processo ‘Mediaset’, con l’evidente finalità di sminuire gli effetti di una sentenza definitiva e nel pervicace tentativo di neutralizzare le conseguenze della stessa, con grave compromissione dei principi fondamentali sui quali si basa lo Stato di diritto".
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