Secondo analisti citati dalla Cnn, un eventuale intervento degli Stati Uniti per deporre Nicolás Maduro potrebbe aprire la porta a un periodo di forte instabilità in Venezuela e mettere Donald Trump di fronte a conseguenze politiche interne. Un’azione militare — su cui non è stata ancora presa una decisione, ma per la quale il presidente avrebbe ricevuto un briefing — rischierebbe infatti di innescare un coinvolgimento prolungato, in evidente contrasto con la sua promessa di evitare nuovi conflitti all’estero.
Gli esperti avvertono che, senza Maduro, il potere potrebbe passare ai militari o a figure del chavismo ancora più dure. Maduro, pur indebolito politicamente, è considerato l’elemento che mantiene in equilibrio le fazioni interne al regime. La sua uscita di scena potrebbe far precipitare il Paese in una guerra civile.
L’opposizione, guidata dal candidato Edmundo González, sostiene di avere un piano di transizione, ma — spiegano gli analisti — non avrebbe la capacità di governare senza un sostegno diretto e duraturo degli Stati Uniti.
Per mantenere in piedi un nuovo governo democratico servirebbero infatti ricostruzione dell’esercito, fondi sbloccati, addestramento delle forze di sicurezza e protezione contro esercito, colectivos e gruppi armati presenti nel Paese.
Un intervento militare esteso metterebbe però a rischio la stessa base politica che ha riportato Trump alla Casa Bianca, fondata sulla promessa di evitare “guerre infinite”. Ma secondo altri osservatori, rinunciare ora a rimuovere Maduro potrebbe essere letto come un passo indietro nella strategia statunitense nell’emisfero americano.
In definitiva, la caduta di Maduro non rappresenterebbe la soluzione immediata che molti immaginano: sarebbe solo l’inizio di un processo lungo, complesso e potenzialmente destabilizzante per l’intera regione.































