Matteo Renzi, sindaco di Firenze, dal palco della festa Pd di Borgo Sisa, lancia un messaggio all’attuale segretario del Pd, Guglielmo Epifani: “se vogliamo chiamarci Pd bisogna accettare l’idea che si rispettano le regole. Lo statuto dice che entro il 7 novembre va fatto il congresso. E’ questione di principio, non di giorni. Stiamo chiedendo agli altri di rispettare le regole e le sentenze, e noi non rispettiamo le nostre regole e le nostre scadenze? Se ci chiamiamo Pd bisogna fare il Pd, altrimenti ci chiamiamo partito simpatico, responsabile o altro. Caro segretario, avevo capito che non ti candidavi te. Non che non ci facevi fare il congresso". Dunque, “mettiamoci d’accordo, ma partiamo col rispetto delle regole, altrimenti non si va da nessuna parte".
Il leader dei rottamatori sogna un Pd che non perda le elezioni: “a Bersani, che ha detto di non capire il partito che voglio, dico che, da dirigente, voglio un Pd che finisce il mandato non con meno tessere di quando era iniziato; da elettore voglio un Pd che finisce non con meno voti; da cittadino voglio un Pd che non finisce perdendo le elezioni. Abbiamo bisogno di un Pd capace di restituire un respiro”. "La prima cosa che faccio se divento segretario del Pd – assicura – è abolire le correnti".
Il governo? “Non mi interessa la data di scadenza di questo governo, quella interessa a Letta. Io posso aspettare, l’importante e’ che non aspettino le famiglie, le imprese, la gente”.
A proposito della vicenda che riguarda Silvio Berlusconi: “In qualsiasi Paese civile un leader che viene condannato in via definitiva va a casa. Abbiamo diritto a qualcosa di più e di meglio all’ennesimo referendum su cosa farà da grande Berlusconi”. In Italia, sottolinea Renzi, “per 20 anni abbiamo parlato della sua presenza e per i prossimi 20 giorni parleremo della sua assenza". Ecco, "un modo per archiviare la domanda su ‘che cosa farà Berlusconi’ è smetterla di parlarne".
Secondo il sindaco di Firenze, per fare ripartire l’Italia bisogna iniziare dalla scuola: “Se vogliamo ripartire dobbiamo ripartire dalla scuola, si deve smettere di umiliare una generazione di insegnanti. Bisogna avere il coraggio di dire ai nostri ragazzi che non abbiamo paura del merito, che la scuola non deve formare solo lavoratori, ma educare un cittadino in un momento in cui vi vorrebbero tutti telespettatori e non protagonisti. L’Italia la salviamo noi, non i tecnici. Donne e uomini che hanno idee chiare".
Discussione su questo articolo