Comites, elezioni subito o in primavera? Questa è la domanda posta dal nostro Nello Passaro al presidente del Comites di Norimberga, Giovanni Ardizzone. Ed ecco la risposta da parte dell’intervistato: "Andiamo al voto entro dicembre, rinnoviamo senza se e senza ma, questo è il mio punto di vista in qualità di Presidente del Comites di Norimberga. Che ci sia da riformare e da effettuare una ‘messa a punto’, questo è fuori dubbio, ma intanto diamo una nuova energia a questo paziente per risollevarlo da uno stato comatoso la cui reversibilità potrebbe appunto essere compromessa definitivamente con il prolungarsi di un’attesa che chissà se poi darà i frutti sperati. Le cose si possono, volendo, anche cambiare durante il percorso, perchè anche sulle cose da cambiare è necessario riflettere e anche questo richiederà un tempo per farlo”.
Secondo Ardizzone “non è più derogabile rinnovare questi organismi anemici, stanchi e demotivati, che si trascinano per forza d’inerzia o per spirito di servizio già da lungo tempo. Molti di essi già si sono estinti di fatto, per dimissioni spontanee o indotte degli organi costituzionali. Mentre, tra quelli ancora ‘attivi’, si fa fatica a mettere su una risicata maggioranza per poter effettuare le riunioni e svolgere il compito a cui sono preposti”.
“E’ il caso di ricordare – prosegue – che dalle ultime elezioni, avvenute il 26 marzo 2004, sono passati più di 10 anni. Considerato che forse ci si è dimenticati di quello che è avvenuto allora, mi sembra opportuno richiamare alla nostra memoria fatti e situazioni che le hanno caratterizzate. Ovviamente mi riferisco a quello che è avvenuto in Germania, sebbene credo che nel resto del mondo non sia andata diversamente.
Nel 2004 non esisteva la circoscrizione estero. Non esistevano tutti i circoli di partito che oggi pullulano anche nei più sperduti paesetti di provincia. Di conseguenza, i connazionali non erano così ‘politicizzati’ come ora. Anche l’uso dell’Internet era poco diffuso, a disposizione solo di pochi privilegiati. Non esistevano, o meglio non così diffuse, le agenzie di stampa estera, i giornali online, le mailing list, Facebook, Twitter, Skype, WhatsApp e così via. Con questo voglio dire che colui che ha un effettivo interesse a seguire ciò che gli interessa, ha la possibilità di attingere le informazioni che gli riguardano.
In quella circostanza, i consolati inviarono ai capifamiglia, così come si vuole fare anche ora, solo un volantino informativo inerenti le elezioni. Dell’esistenza e dell’operato dei Comites si sapeva poco o niente.
Anche allora furono presentate delle liste, si raccolsero le firme per presentarle, si fece una campagna elettorale utilizzando i pochi mezzi a disposizione. Si andò al voto per corrispondenza dove tutti, indistintamente, ricevettero il plico con la scheda da votare e da rispedire. I risultati furono i seguenti, è appena il caso tuttavia di riportarli all’attenzione generale: partecipazione inferiore al 30%. Il 35% delle schede furono ritenute nulle perchè votate in maniera errata o imbustate male; altre schede risultarono bianche.
Ora che finalmente, dopo 5 anni di rinvii per cause varie ma comunque strumentali, si parla di tornare effettivamente al voto, leggo, con mia grande sorpresa e rammarico, che diversi politici e politicanti sono contro queste elezioni, ritenendo che non ci sia il tempo necessario per iscriversi nelle liste elettorali e che ciò determini una bassa partecipazione, che andrebbe ad inficiare la democraticità dell’esito elettorale espresso. Roba da matti! Per iscriversi nelle liste dei consolati occorrono meno di 5 minuti.
Il sen. Micheloni (PD) ha proposto di rinviare le elezioni alla prossima estate. E se poi succedono altri intoppi, si rinvia ancora? Pazzesco!
Io credo invece che alcuni partiti, ma anche tra i nostri eletti all’estero, vogliano solo prendere tempo per prepararsi e per giocarsi meglio le loro carte e salvaguardare i loro interessi, ovviamente. Credo che non sia utile e produttivo lasciarsi condizionare da logiche occulte strumentali e paralizzanti. Andiamo al voto, alla fine chi ha voglia di votare, vota lo stesso!
Forse è meglio un’espressione di voto spontanea e poco indotta anzichè un’espressione di voto anche se più estesa che risulterebbe forse più indotta e meno spontanea. L’invocazione di una disponibilità di tempo maggiore per preparare le elezioni mira, tutto sommato, a raggiungere questo obiettivo! Ed è proprio per evitare tutto ciò e rimettere in moto i Comites che bisogna andare al più presto al voto, a mio avviso!”.
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