Roberto Baggio sbatte la porta. Dice basta al suo ruolo di presidente del settore tecnico della Federcalcio – affidatogli ad agosto 2010 dopo il crac Mondiale e in scadenza di mandato, con l’elezione federale appena avvenuta – e lo fa lanciando accuse pesanti: ‘Non mi e’ stato permesso di lavorare: il mio programma di 900 pagine e’ rimasto lettera morta. Sono stati stanziati 10 milioni di euro, ma al momento non ho ricevuto ancora un soldo. Ne traggo le conseguenze, non sono piu’ disponibile ad andare avanti ‘, annuncia al Tg1.
Un addio che fa scalpore, un ‘coupe de teathre’. Ma paradossalmente non una sorpresa, dopo le voci di contrasti, divisioni, addii, anche in rotta con chi lo aveva proposto e chiamato. Cosi’ il Vicenza e il Brescia nei giorni scorsi avevano avanzato le loro candidature a riprendersi il ‘Divin Codino’ come dirigente, fiutando il divorzio nell’aria dopo quasi due anni anni di amore mai sbocciato tra Baggio e la Figc.
Doveva rifondare il settore tecnico con un colpo di classe, lui che in campo aveva sempre deliziato e sorpreso tifosi e avversari. Stavolta pero’ la giocata non e’ andata in gol. Da quando fu chiamato da Abete su indicazione di Renzo Ulivieri, per raddrizzare con Prandelli, Sacchi e Rivera il calcio italiano dopo il crac al Mondiale 2010, le cose non sono mai andate come tutti – protagonisti e osservatori – si aspettavano.
Sedici mesi per scrivere un programma di 900 pagine, le critiche per aver cooptato nell’esecutivo il suo manager-factotum Vittorio Petrone, e soprattutto per non essersi mai presentato in consiglio federale, ne’ aver mai reso pubblico con una conferenza le linee guida del suo programma, come aveva fatto ad esempio Arrigo Sacchi come coordinatore delle nazionali giovanili. Dall’altra parte, un malumore mai confessato per l’impossibilita’ di lavorare, come alla fine ha accusato l’ex Pallone d’Oro.
‘Il consiglio federale? Non avevo diritto di voto – la difesa di Baggio – e ho capito che era inutile stare ad assistere a riunioni che nulla avevano a che fare con il mio incarico di presidente del settore tecnico. Faccio un esempio: quando abbiamo presentato il progetto, abbiamo fatto cinque ore di anticamera e abbiamo avuto un quarto d’ora per presentarlo. E’ stato approvato, sono stati stanziati 10 milioni, e sono grato al presidente Abete. Ma purtroppo al momento non ho ricevuto i fondi, e tutto e’ rimasto sulla carta’.
Lo stanziamento e’ stato in realta’ di 3 milioni, la Lega Dilettanti ha avviato la creazione di un centro tecnico federale giovanile in ogni regione. Ma – e’ la convinzione di molti consiglieri Figc – ci sarebbe un errore di base in quel programma: occuparsi di scouting, ovvero di come cercare i talenti, piuttosto che di formare i tecnici. ‘A questo programma – accusa ora Baggio – hanno lavorato 50 persone per un anno: volevamo rinnovare dalle fondamenta la formazione di chi insegna calcio ai bambini e a i ragazzi con l’obbiettivo di crescere buoni calciatori ma soprattutto buoni uomini. Oggi piú che mai l’etica e i valori devono diventare i punti fondamentali nell’educazione e nell’insegnamento anche nel calcio’. Di fatto, Baggio si ferma qui. ‘Non amo le poltrone, amo fare. A malincuore dico addio. E non e’ un addio definitivo al calcio: sono sempre a disposizione per qualunque iniziativa, per quello che rimane nonostante tutto lo sport piu’ bello del mondo’.
































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