Ad Atene arriva Angela Merkel e, con una prontezza di riflessi degna di miglior causa, Piazza Syntagma risponde: decine di migliaia di persone in strada, a protestare contro l’egemonia teutonica, l’inutilità della farragine europea, la nostalgia della dracma, e via recriminando. Con il solito campionario di slogan contro la Cancelliera, che purtroppo denotano un disagio vero e diffuso in gran parte della popolazione greca, ma che non appaiono uniti ad analisi e ricette adeguate e percorribili. Perchè se l’autarchia e l’isolazionismo non funzionavano al tempo delle ‘polis’, ancor meno potrebbero risolvere i problemi del mondo globalizzato.
Sin qui, tutto quasi normale. Ha suscitato peró una certa impressione vedere che gruppetti particolarmente esagitati di dimostranti hanno tirato in ballo il nazismo, producendosi in una ecpirosi (la conflagrazione purificatrice cara agli stoici, ma trattandosi della Grecia il parolone ci sta bene) mediante l’incendio di una bandiera recante una croce uncinata e ritratti della Merkel in divisa delle SA. E se si pensa alle sofferenze inflitte dai nazisti (aiutati dai fascisti italiani) al popolo greco e si sentono i commenti dei vecchi che ancora ricordano quel sinistro vessillo sventolare sul pennone piú alto del Partenone, si capisce che certi tasti sarebbe meglio non toccarli mai, neppure a volere usare una iperbole politica come chiave della protesta. Oltretutto, in un Paese dove (supremo esempio di autolesionistica ignoranza) un partito neonazista esiste davvero. E’ il ‘Chrysi Augí’ (Alba dorata), che conta una ventina di deputati in parlamento e che tra i suoi iscritti ha molti appartenenti alle forze dell’ordine.
Questo partito, fortemente xenofobo, nazionalista, razzista, antisindacalista, antieuropeista, ecc. ecc., conta aperti estimatori di Adolf Hitler. Fra altre benemerenze politiche annovera l’aver malmenato una vecchia di 88 anni (sotto gli occhi della figlia, munita di telecamerina) e la distruzione di bancarelle che esponevano oggetti multietnici. I neonazi greci la svastica non possono usarla, ma hanno adottato un vessillo che – al pari di altri gruppi (anche italiani) che fanno grande uso di croci celtiche, potenziate, simboli runici e altra paccottiglia – gioca sull’equivoco ottico: una specie di greca, formata da una serie di segmenti piegati ad angolo retto e contigui uno all’altro. Da lontano rendono l’idea e il richiamo al lugubre simbolo hitleriano è assicurato. Per questo, denigrare chi si considera un avversario politico facendo uso della svastica solo perch‚ il ‘nemico’ è tedesco, appare, oltre che inammissibile nella sostanza, schizofrenico nella forma.
Parlando di croce uncinata, c’è sempre il paracadute della ‘tradizione’: con qualche pseudo studioso che – richiamandosi a storici della teoria della tradizione come Mircea Eliade o a teosofi neoirrazionalisti ed esoterici tipo Julius Evola – spiega che la svastica è un simbolo antichissimo, presente in decine di epoche e culture diverse, dall’India all’America precolombiana; che simboleggia la buona sorte o la mutevolezza del cosmo che ruota intorno al suo centro fisso, e via mistificando. Perch‚ la svastica, oggi, indica sempre e soltanto quello che per l’umanità degna di tale nome è semplicemente il ‘male assoluto’.
































Discussione su questo articolo