I tempi di percorrenza dei mezzi di Trenitalia dividono in due l’Italia. Non solo: le vetture in servizio sulle rotaie del Mezzogiorno, il più delle volte, fanno letteralmente schifo. Sporche, vecchie, affollate, i bagni impraticabili, prive di aria condizionata d’estate e di riscaldamento d’inverno, prive anche di vagone ristorante e di distributori automatici. Esagerazioni? Provare per credere.
La ferrovia più lenta d’Italia. La tratta della lumaca, da Salerno a Reggio Calabria con Trenitalia. Il viaggio al Sud come moderna odissea. Quattro ore di percorrenza alla media di un chilometro e cinquantotto metri al minuto. Al Sud i treni impiegano oltre due volte e mezzo il tempo di percorrenza rispetto al Nord. Una vergogna antica, e nessuno si preoccupa dell’enorme disagio, a volte quotidiano, di cui soffrono i viaggiatori, pendolari e non pendolari, obbligati a non poter fare a meno dei servizi improbabili di Trenitalia. Pure l’Abruzzo, che non è profondo Sud, è una delle vittime dei treni lumaca: tre ore e cinquantadue minuti da Pescara a Roma, 240 chilometri secchi ad una velocità media di sessantadue chilometri l’ora. Se non è questa una vergogna, diteci allora qual è lo scandalo. E se avete la sventura di dover salire su un treno per andare da Taranto a Reggio Calabria, siete obbligati all’atto di eroismo. Ma sì, consideratevi finiti: impiegherete sette ore e cinque minuti, quando va bene. Mezza giornata per percorrere 473 chilometri. Prima conclusione, una questione meridionale nella questione meridionale: al Nord i treni camminano, al Sud no; sfrecciano sulle direttrici che servono le località dell’Adriatico, laddove procedono con la lentezza appunto della lumaca quando si tratta di andare da un mare all’altro e tagliare in due l’Italia. Dolori veri, non si può neppure parlare di viaggi della speranza.
Trenitalia se ne frega, come se il problema non fosse suo, come se questa, da Salerno a Reggio Calabria, non interessasse una parte d’Italia, ma il percorso di un’altra nazione. Non è vittimismo sudista, ma semplice constatazione, dati alla mano. Trenitalia, di questi tempi, è interessata e concentrata sulla pubblicizzazione enfatica dei suoi gioielli dell’Alta velocità. Le Frecce sono una grande conquista: con i treni superveloci i tempi di percorrenza sono dimezzati. Ma le Frecce Rosse si fermano a Salerno, non possono andare oltre. Al Sud mancano infatti le infrastrutture o non sono adeguate. L’avvento del treno veloce, paradossalmente, ha ingigantito le distanze, già enormi, tra Nord e Sud. Il Mezzogiorno è obbligato ad una sorta di ghettizzazione. Che continui a sentirsi inferiore rispetto al Nord, e ciccia. In quanto a treni, denuncia il giornalista Emanuele Imperiali con il dossier pubblicato dal “Corriere del Mezzogiorno”, siamo un Paese che viaggia a tre velocità. Gli esempi testimoniano questa seconda conclusione: un’ora e due minuti in treno è il tempo di percorrenza della distanza che unisce Milano a Bologna, 219 chilometri alla velocità media di 211 chilometri l’ora, che significa tre chilometri e cinquantatre metri al minuto. Sulla Milano-Roma, servita quasi ogni ora da un treno ad alta velocità, 632 chilometri, i minuti al chilometro salgono addirittura a sessantuno metri. Da Milano Centrale a Roma Termini in due ore e cinquantacinque minuti. Neppure l’aereo riesce a reggere il confronto, è perdente nei confronti del treno, dovendo considerare non solo il tempo del volo: il viaggio a Fiumicino e a Linate o Malpensa, i controlli di sicurezza, la spesa per il taxi che ti porta in centro. Milano, Bologna, Firenze, Roma, Torino, Venezia, Napoli, ma il resto d’Italia?
Da Salerno a Reggio Calabria, 422 chilometri, occorrono quattro ore e ventisette minuti, quando va di lusso. Un chilometro e cinquantotto metri al minuto, contro i tre e sessantuno del Roma-Milano. La velocità media di crociera tra la Campania e Reggio Calabria è di novantaquattro e ottanta metri l’ora, contro i 216 e 60 metri della tratta che unisce Milano a Roma. In Sicilia va ancora peggio: due ore e cinquantaquattro minuti per andare da Messina a Palermo, se non ci sono ritardi, e tre ore e cinque minuti per coprire la tratta da Catania a Palermo. Chiederete, e la Sardegna, come va sull’altra isola d’Italia? Siete invitate a ricredervi, non va bene uguale: due ore e cinquantuno minuti di treno per chi deve andare da Cagliari a Sassari.
Se solo ci pensi, ti cadono le braccia, ti vengono le convulsioni, e concludi che questo è uno dei tanti colossali scandali italiani.
I tempi di percorrenza dei mezzi di Trenitalia dividono in due l’Italia. E se si pensa alle condizioni delle vetture ferroviarie in funzione da Napoli in giù, isole comprese, Trenitalia divide il Paese due volte in due parti. Federcosumatori invoca interventi urgenti del Governo per dotare anche il Sud di un trasporto ferroviario all’altezza. “Un’operazione non solo necessaria, ma anche una grande opportunità di sviluppo e di rilancio economico e occupazionale, nonché un’occasione per dare un nuovo impulso turistico al turismo, facilitando l’accesso alle splendide località e al patrimonio culturale di cui è ricco il Mezzogiorno”. Le vetture in servizio sulle rotaie del Mezzogiorno, il più delle volte, fanno letteralmente schifo. Sporche, vecchie, affollate, i bagni impraticabili, prive di aria condizionata d’estate e di riscaldamento d’inverno, prive anche di vagone ristorante e di distributori automatici. Esagerazioni? Provare per credere. Al Sud viaggiare in treno è un tormento, mai un piacere.
































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