Credo sia questa la domanda a cui tutti noi dovremmo trovare una risposta: il nostro popolo, assieme a quello di tutta Europa, a quale prezzo sta sostenendo la ristrutturazione delle finanze pubbliche? Giuseppe Saragat disse un tempo: “Gli italiani guadagnano netto, ma vivono lordo”, e molto probabilmente era anche vero; ma oggi con quel “netto” sempre più misero la sensazione che si percepisce è di perenne impoverimento.
Ci stanno propinando una cura che recide sul nascere il seme della crescita. La pressione fiscale alle stelle, la lotta all’evasione partendo dai piccoli (se non microevasori), perché quelli grossi c’è sempre una scusa che giustifichi l’impossibilità di acciuffarli, rendono il quadro desolante. In più, abbiamo Visco che ricorda come sia necessario lavorare di più e più a lungo. Senza dimenticare l’arringa di Monti sulla perniciosità del posto fisso e le amare lacrime da versare per la quiescenza interpretate dalla Fornero.
Così dopo avere varato il decreto “Cresci-Italia” si torna indietro al primo pacchetto di riforme, quello cosiddetto “Salva-Italia”. Come dire un passo in avanti e due indietro. Già, perché tra le clausole di sicurezza (ovvero quelle misure che avrebbero preso il via se non si fosse trovata la copertura finanziaria per supportare determinate spese) c’era l’indigeribile secondo aumento dell’Iva dal 21 al 23 per cento per l’aliquota ordinaria, e dal 10 al 12 per cento per la ridotta.
Dalla fine degli anni ’80 si è parlato di boom economico, consumismo e benessere. Fino ad una manciata di mesi fa le parole chiave erano: “Spendere, incentivare i consumi, tornare a produrre, non fomentare il panico”; sicché Silvio Berlusconi nel 2008 mise la faccia ricordando la tutela fino a 100.000€ per conto corrente e depositante presso ogni Istituto Bancario garantito dal FITD (Fondo interbancario per la tutela dei depositi). Oggi invece i consumi vengono pesantemente puniti, allo studio ci sono prelievi forzosi sui correntisti ed urbi et orbi ci viene raccontata la storiella per cui questo momento non è più di panico momentaneo, ma una grande opportunità per rinascere ristrutturando o meglio riformando il funzionamento dello Stato, del Welfare e l’educazione civica dei cittadini.
Il nostro attuale premier è apparso su una nota copertina americana dicendo orgoglioso di voler cambiare il modo di vivere degli italiani. Ma sono a conoscenza lor signori della inutilità di accumular ricchezze se poi tutti gli anelli intermedi vengono meno, facendo saltare l’intero sistema produttivo? Probabilmente sì, infatti non è malefico pensare che sia tutto studiato, tutto calcolato, che si agisca in sordina per anni fomentando una bolla che già si saprà quando dovrà esplodere. E poi via a ritessere nuovi sistemi con il crack preventivato alla partenza.
Da cittadino italiano direi orgoglioso al nostro Presidente del Consiglio, magari su qualche copertina di giornale (mettendoci la faccia): “Cambieremo il modo di speculare dei governanti”.
Twitter @andrewlorusso
Discussione su questo articolo