Si aggrava la crisi umanitaria nel Kurdistan iracheno, dove oltre 30.000 profughi sono giunti da giovedi’ scorso – e altri continuano ad arrivare – in fuga dai combattimenti nel nord-est della Siria tra insorti jihadisti e milizie curde. Le autorita’ della regione autonoma del Kurdistan iracheno, hanno detto a Ginevra organizzazioni umanitarie, hanno fissato una quota giornaliera di rifugiati autorizzati ad entrare. Per oggi il limite era di 3.000 persone: la stessa decisa ieri, quando pero’ gli arrivi sono stati poi 5.000.
I rifugiati giungono ai posti di confine esausti e disidratati dopo aver percorso lunghe distanze con temperature molto alte. Le agenzie dell’Onu si stanno mobilitando per affrontare l’esodo. Il Programma alimentare mondiale (Pam) ha dato il via alla distribuzione oggi di 3.100 pacchi di viveri nei campi di transito. Mentre le autorita’ locali hanno chiesto l’assistenza dell’Organizzazione mondiale per le migrazioni per trasportare in tre campi di accoglienza i rifugiati. I combattimenti tra miliziani curdi e jihadisti appartenenti allo Stato islamico dell’Iraq e del Levante e al Fronte Al Nusra, ad esso collegato, continuano nella provincia nord-orientale siriana di Al Hasakah da quando, il mese scorso, i curdi si sono impadroniti del posto di confine con la Turchia di Ras al Ain. E nei giorni scorsi Massud Barzani, il presidente del Kurdistan iracheno, che puo’ contare sulle forze armate dei Peshmerga, ha minacciato di intervenire in territorio siriano per difendere i civili curdi dalle violenze dei jihadisti.
Combattimenti sono segnalati oggi dall’ong Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus) nei villaggi intorno a Ras el Ain, in particolare a Derdaa, Hamid e Jafa. Ma le violenze si vanno estendendo anche piu’ a ovest. Sempre secondo l’Ong, la scorsa notte 30 civili curdi sono stati sequestrati dai jihadisti nella cittadina di Kafar Saghir, ad est di Aleppo, perche’ sospettati di essere miliziani. Quattro di loro sono stati poi rilasciati, ma con segni di torture. Sul fronte diplomatico, intanto, il rappresentante speciale dell’Onu per la Siria, Lakhdar Brahimi, ha fatto sapere che non partecipera’ ad un incontro russo-americano in programma la settimana prossima per discutere della preparazione di una conferenza di pace a Ginevra che si sarebbe dovuta tenere in giugno, ma e’ stata piu’ volte rimandata. Brahimi, si sottolinea in una nota delle Nazioni Unite, "e’ soddisfatto per le discussioni bilaterali", che pero’ per il momento rimangono tali.
































Discussione su questo articolo