Sessanta giorni per offrire una nuova speranza a Gaza. È questo l’obiettivo del piano congiunto tra Italia e Nazioni Unite destinato a sostenere la ripresa della Striscia dopo due anni di guerra e devastazioni.
Il progetto, messo a punto dal Comitato per lo sviluppo delle Nazioni Unite e cofinanziato dal Governo italiano, punta a rispondere ai bisogni più urgenti della popolazione palestinese rientrata nelle aree distrutte del conflitto.
Tra gli interventi previsti: la creazione immediata di 10.000 posti di lavoro per i giovani, il ripristino delle attività scolastiche per 40.000 studenti, e la costruzione di case modulari, simili a quelle utilizzate nei terremoti dell’Aquila e di Amatrice, per gli sfollati rimasti senza tetto.
Il piano prevede inoltre il trasporto quotidiano di 100.000 metri cubi d’acqua potabile, la rimozione di 35.000 tonnellate di detriti nelle aree di Khan Younis e Deir Al Balah, e la realizzazione di strutture sanitarie mobili per rispondere all’emergenza sanitaria.
La tregua temporanea, imposta grazie alla mediazione internazionale promossa da Donald Trump e sostenuta dai Paesi arabi, ha aperto una finestra d’azione “critica ma decisiva”, come si legge nel rapporto visionato da Il Messaggero.
Alla definizione tecnica del progetto hanno contribuito anche ricercatori italiani dell’Università Iuav di Venezia, con un finanziamento della Farnesina di 5 milioni di euro.
I dati illustrano una situazione drammatica: 436.000 abitazioni distrutte, 53 milioni di tonnellate di macerie e un ospedale su due fuori uso, mentre l’85% delle infrastrutture idriche risulta compromesso.
Parallelamente, sono in corso contatti tra l’Ospedale Bambino Gesù di Roma e le autorità locali per l’avvio di una missione medica italiana a Gaza, con un’équipe di esperti in protesi e diagnosi pediatriche. I piccoli pazienti più gravi saranno trasferiti in Giordania, presso gli ospedali italiani di Amman e Al-Karak.
Un piano ambizioso, dunque, che mira a trasformare la tregua in un’occasione di ricostruzione e rinascita per una terra ferita ma ancora in cerca di futuro.































