Mara Carfagna, ex ministro e portavoce dei deputati PdL, intervistata da “Libero”, commenta la sentenza definitiva della Cassazione per il processo Mediaset, con la quale è stata confermata la condanna a 4 anni di carcere per Silvio Berlusconi: "Con questa sentenza si è introdotto nel nostro ordinamento un principio nuovo, inaccettabile, che non dovrebbe avere cittadinanza in una democrazia", non è possibile che un leader politico possa "essere eliminato per via giudiziaria, fatto fuori con strumenti legali, ma in contrasto con i principi della nostra Costituzione"; "i padri costituenti, che io rispetto e che i giustizialisti considerano loro modelli, avevano previsto l’immunità parlamentare. Che non c’è più".
Carfagna nell’intervista ricorda che il Cavaliere “è l’uomo più indagato d’Italia, è stato oggetto di una caccia all’uomo senza precedenti, condotta con dispendio di energie abnorme e ingiustificato. Per incastrare lui liberavano stupratori incalliti, delinquenti abituali…".
Dopo la condanna, il governo di larghe intese è sempre più in bilico. O no? Secondo l’esponente PdL, "le vicissitudini giudiziarie di Silvio Berlusconi, cui tutti oggi ci stringiamo con affetto e riconoscenza, non saranno un problema per il governo. Il governo esiste per affrontare e risolvere i problemi degli italiani, per quello deve continuare a lavorare. Gli italiani non mangiano e trovano lavoro certamente con le sentenze…". Assicura che le fibrillazioni all’interno di un esecutivo "non le causerà il Pdl. Enrico Letta saprà certamente gestirle. Del resto è indubitabile che questa operazione giudiziaria era finalizzata a colpire anche lui". Secondo Carfagna la sentenza "voleva essere un colpo mortale non ad un uomo solo, ma a un simbolo, il leader politico più influente e longevo che l’Italia abbia mai avuto. E’ un siluro lanciato ad un pezzo importante del nostro Paese, una provocazione. Ma questa rabbia, che oggi abbiamo tutti, non deve tracimare, non bisogna perdere di vista il core business di un partito: il bene degli italiani", ma "gli italiani capiscono e il consenso, persecuzione dopo persecuzione, aumenta".
Secondo l’ex ministro Berlusconi "non lascerà di certo ora: non se n’è andato prima, a godersi i soldi guadagnati in decenni di lavoro come qualcuno gli consigliava di fare, non lo farà oggi. Noi tutti proseguiremo nel nostro lavoro, col suo programma e facendo tesoro dei suoi preziosi consigli: contrariamente a quanto si dice, nessuno ha creato una classe di giovani dirigenti politici come ha saputo fare lui negli anni. Poi tornerà e vinceremo".
































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