Durante l’avventura colonialista in Africa, Montanelli si arruolò come militare. Aveva poco piu’ di venti anni, e in quell’occasione comprò una sposa bambina di dodici anni. Queste sono le sue parole, durante un’intervista ad Enzo Biagi nel 1972: “Regolarmente sposata, in quanto regolarmente comprata dal padre. Aveva 12 anni, ma non mi prendere per un bruto: a 12 anni quelle lì sono già donne. Avevo bisogno di una donna a quell’età. Me la comprò il mio sottufficiale insieme a un cavallo e un fucile, in tutto 500 lire. Lei era un animalino docile; ogni 15 giorni mi raggiungeva ovunque fossi insieme alle mogli degli altri”.
Intervenne in studio la femminista Elvira Banotti: “In Europa si direbbe che lei ha violentato una bambina di 12 anni, quali differenze crede che esistano di tipo biologico o psicologico in una bambina africana?”. La risposta di Montanelli fu lapidaria: “In Abissinia funziona così”.
La conversazione continuò e Montanelli si trovò in difficoltà per una semplice ragione: doveva spiegare ad una platea anni ’70, qualcosa avvenuta quaranta anni prima, in un contesto di guerra, nell’Italia degli anni ’30.
Non solo l’Africa, ma anche l’Italia allora era molto diversa: le donne a 16 anni avevano già tre figli, erano oggetto del dominio maschile, e passavano dal padre al marito come una proprietà, con pochissimi diritti. Ricordiamo che in Italia il diritto di famiglia è stato riformato negli anni ’70,e il delitto d’onore venne abrogato solo il 5 agosto 1981.
Prima potevi uccidere tua moglie se ti tradiva, e farla franca. Il contesto era quello lì. E in quel contesto un Montanelli di appena venti anni prendeva le sue decisioni scegliendo tra il bene e il male, l’ammissibile e la nefandezza.
Fu un abominio quello di Montanelli con la consapevolezza dell’oggi, ma non secondo i parametri del passato. Il suo errore, a parer mio, fu quello di averne parlato sempre con troppa leggerezza, senza comprendere che i tempi cambiano. Però lo ammiro perché ebbe l’onestà di raccontarla nuda e cruda la realtà com’era, senza utilizzare mezzi termini. Ci diede forse uno degli spaccati più veri di quella che è stata la guerra in Abissinia, senza finzioni. Non aveva l’obbligo di farlo, poteva anche tacere tutto come hanno fatto molti. Che poi fischiettando finsero di non aver avuto niente a che fare col fascismo.
Tutti saremo giudicati con i parametri del futuro, me compreso. A volte quando mangio una bistecca bella al sangue, penso a come verrà visto quel mio gesto tra cinquanta anni. Mi immagino vecchio col bastone a dover spiegare ad una platea di giovani che non sono un assassino, che nel 2020 mangiarsi una bistecca al sangue era assolutamente normale, nonostante sapessi delle sofferenze di quella povera bestia da macello. Detto questo il Montanelli che leggevo da ragazzo sarebbe il primo a non volere quella statua lì, perché queste cose non le sopportava. Le statue gli ricordavano i dittatori. Ma non penso che un singolo evento controverso possa offuscare la sua carriera di giornalista.