Fare il punto sul ruolo degli italiani all’estero e della loro rappresentanza. Questo l’obiettivo dell’assemblea convocata questa mattina dal Partito Democratico, un incontro meno partecipato del previsto a causa di diversi appuntamenti sia per i deputati – finanziamento pubblico, iva – che per i senatori – il viceministro Archi in audizione al Cqie.
Con l’intento di riconvocarla a settembre, l’assemblea ha dato comunque occasione ai presenti di soffermarsi su temi centrali nell’agenda delle politiche per gli italiani all’estero. Di Imu, riforme costituzionali e organizzazione del partito hanno discusso Davide Zoggia, responsabile organizzazione, Eugenio Marino, responsabile Pd Mondo, i deputati eletti all’estero Laura Garavini, Gianni Farina, Marco Fedi e Fabio Porta, e Marina Sereni, ora vicepresidente della Camera, responsabile esteri del partito fino al 2005.
Primo punto in agenda, la rimodulazione dell’Imu per le case possedute in Italia dai connazionali all’estero.
Come noto il Partito democratico, durante la discussione alla Camera, ha presentato un ordine del giorno, accolto dal Governo, "volto ad equiparare all’abitazione principale l’unità immobiliare posseduta a titolo di proprietà o di usufrutto in Italia dai cittadini residenti all’estero". Ora si tratta di inserire questo dispositivo nel testo che rimodulerà l’imposta.
"Ci stiamo lavorando", ha assicurato Zoggia, riferendo di una "apertura del Governo su quanto stabilito nel nostro ordine del giorno". Il testo di riforma "dovrà essere presentato entro luglio, per essere approvato a fine agosto", dunque, nella peggiore delle ipotesi – cioè nessun cambiamento previsto per le case degli italiani all’estero – ci sarebbe comunque "tempo per interloquire col Governo". Nel frattempo, ha aggiunto, "abbiamo scritto a tutti i parlamentari spiegando loro la questione e abbiamo già avuto positivi riscontri da alcuni di loro".
Altro fronte, le riforme costituzionali e i "saggi" di Letta a lavoro. "Vigileremo anche in questo caso", ha assicurato Zoggia, secondo cui il lavoro dei saggi "non inciderà sul futuro della circoscrizione estero. Certo, se si rimodula l’assetto costituzionale, cambiamenti ci saranno. Saremo lì a vigilare disponibili al confronto".
Lo ha confermato anche Eugenio Marino: "il Comitato dei saggi ha una posizione diversa" rispetto a quelli convocati da Napolitano, che nel loro documento finale prevedevano l’abolizione della circoscrizione estero. "Nel lavoro di adesso – ha spiegato Marino – almeno c’è una riflessione ed è un primo dato importante. Al momento, nel comitato non c’è accordo sulle funzioni delle due Camere: è su questa discussione che riversano ogni decisione sulla circoscrizione estero" così come da essa "dipende anche il sistema elettorale e quindi il voto all’estero".
Per Gianni Farina è incredibile che "ogni volta che si esprime un’opinione sul voto all’estero, si hanno delle reazioni sproporzionate", sempre sulla difensiva. "Credo che si debba percepire questo momento come una opportunità anche di cambiamento, perché la legge sul voto è fatta malissimo. Deputati che rappresentano continenti non significano nulla. L’esempio francese è decisivo: istituire i collegi, che diano al candidato una visibilità sul territorio e la capacità di operare". Il partito, ha aggiunto, dovrebbe comunque promuovere una "analisi e una riflessione generale su "cosa" dobbiamo essere all’estero" e, al tempo stesso, "far capire al Parlamento il senso della nostra presenza". Per questo, Farina ha ribadito l’importanza della bicamerale da lui proposta: "i due Comitati (quello istituito al Senato, l’altro che verrà, forse, formalizzato domani alla Camera – ndr) sono utili ma non sufficienti". La "svolta" potrebbe essere proprio la "bicamerale, cioè uno strumento per incidere in Parlamento e nel rapporto col Governo". Su questo, Farina ha chiesto al Pd di prendere una posizione: "si valuti se si tratta di una proposta importante: se così sarà, allora tutto il Gruppo se ne deve far carico e far battaglia per la sua istituzione".
Imu, cittadinanza e rappresentanza sono per Marco Fedi i temi "che il Pd deve affrontare con un impegno particolare, per non disattendere le attese dei nostri connazionali". Certo, "serve un impegno economico che ora non è facile da trovare, ma lo dobbiamo fare", coinvolgendo tutto il partito. Che significa interloquire "con i parlamentari del Pd nelle commissioni che si occupano di questi temi", posto che, per l’Imu, "sarebbe auspicabile che la modifica arrivi dal Governo e non dai nostri emendamenti". Quanto alla rappresentanza, "deve esserci una posizione del Pd: poi, quando verrà formalizzata la posizione dei saggi, ne discuteremo con tutte le forze parlamentari" nella consapevolezza "che i lavori del comitato per le riforme costituzionali sono un’opportunità e non un ostacolo".
Di "sinergia nel partito" ha parlato Laura Garavini che ha voluto intervenire brevemente per ringraziare Zoggia "per la sua disponibilità e la capacità di affrontare con pragmatismo le questioni che interessano gli italiani nel mondo".
Un "grazie" arrivato anche da Fabio Porta secondo cui "la sfida degli eletti all’estero è quella di dare un senso alla rappresentanza nell’ambito della sfida più grande del nostro Paese, che è quella di uscire dalla crisi" sottolineando il fatto che "gli italiani all’estero sono portatori di grandi potenzialità per la internazionalizzazione e la presenza italiana nel mondo. Dobbiamo fare un’autocritica: non siamo riusciti né in Parlamento, né nell’opinion pubblica a dimostrare nei fatti questo nostro ruolo e le nostre potenzialità". Serve, dunque, un’inversione di tendenza, anche semantica: "domani – ha spiegato Porta – forse verrà formalizzato il Comitato alla Camera: ho chiesto che non venga usata la parola "questioni" ma che si chiami "Comitato italiani all’estero e Sistema Paese"". Ma la strada è ancora lunga, ha aggiunto Porta, "se anche su "Youdem", in una trasmissione sulla legge elettorale, nessuno ha ribattuto alle assurde banalità di Maria Teresa Meli, che pure è una giornalista di un’importante testata (Corriere della sera – ndr). Ma se siamo conosciuti solo attraversi i "casi" eclatanti di cronaca, qualche problema c’è".
Si tratta di "commentatori che hanno sguardo rivolto al passato e che non approfondiscono il presente", ha riconosciuto Marino, che però ha rivendicato "il grande e serio lavoro" che il Pd fa in Parlamento e fuori in tema di politiche migratorie. Un lavoro che però non basta se è vero che "il nostro messaggio difficilmente passa, passano gli scandali, gli eventi "folkloristici". Ci impegneremo di più", nella certezza che "lavorare con serietà produce sempre un risultato. Come l’incontro con il Ministro Kyenge, che ieri, in una intervista sulla cittadinanza con "l’Unità" ha citato le questioni che riguardano gli italiani all’estero".
Aiuterebbe avere una posizione unica, portata avanti da tutto il partito, ha detto Marina Sereni. "Dalle riforme costituzionali del 2001 è passato del tempo", ha spiegato, riferendosi alla legge sul voto all’estero, obiettivo raggiunto "solo perché c’era Tremaglia, perché far votare gli italiani all’estero non era esattamente la posizione della sinistra di allora. Ed è ancora un punto controverso". Ora, visto che "in questa Legislatura le riforme costituzionali le dobbiamo fare per forza, la prima cosa da fare è una riunione con i nostri parlamentari che si occupano delle riforme per ristabilire culturalmente le ragioni che ci hanno portato alla circoscrizione estero, prima della "stretta" su quale legge elettorale usare".
Quanto alla struttura del partito, Sereni ha ricordato che il dipartimento italiani nel mondo è stato trasferito dagli "esteri" alla "organizzazione". Un "posizionamento" che non la convince. "Non possiamo perdere, penso soprattutto ai Paesi extra Ue, il filo di relazione tra italiani all’estero e l’iniziativa del partito in politica estera" che significa "relazioni politiche con i partiti esteri, ma anche l’iniziativa economica delle imprese all’estero" che "hanno nei nostri connazionali un punto di forza. Se un dirigente di partito o un amministratore locale va all’estero deve sapere che troverà le nostre comunità", o magari un Circolo Pd.
Sull’organizzazione all’estero, Sereni ha ricordato che "in diversi Paesi ci sono conflittualità tra iscritti e dirigenti. La legge elettorale non aiuta, perché le preferenze mettono l’uno contro l’altro. Ma anche il Partito centrale deve superare la fase dell’idea che ci sono dei "buoni" e dei "meno buoni" e aprirsi alle forze nuove, soprattutto a chi ha voglia di fare politica. Organizziamoci nei prossimi mesi, facendo lavorare anche chi, negli anni, ha sostenuto posizioni diverse da quelli che hanno vinto".
Va bene l’apertura e la collaborazione, ha osservato Zoggia, perché "non conviene a nessuno escludere le persone", ma serve anche "che gli "esclusi" vogliano collaborare".
L’obiettivo del partito, ha ribadito il responsabile dell’Organizzazione, "è di continuare a crescere, anche con l’interazione dei diversi dipartimenti Pd". Nel futuro prossimo del Pd, ha concluso, c’è tanto lavoro: nel partito "per superare le difficoltà", e sul campo per "definire la questione dell’Imu e per incontrare chi si occupa di riforme costituzionali". Se ne riparlerà a settembre, quando le dichiarazioni di intenti diventeranno norme e ci sarà un "saggio" testo su cui riflettere, possibilmente nel segno dell’unità. (aise)
































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