Marco Fedi, deputato del Partito Democratico, eletto all’estero e residente in Australia, torna sul tema che riguarda la decisione della Farnesina di chiudere 13 consolati italiani nel mondo. “I lavori della Camera dei deputati per l’approvazione del decreto legge per il rilancio dell’economia, modificato dal Senato, non hanno consentito lo svolgimento della seduta congiunta delle Commissioni Esteri di Camera e Senato, prevista per oggi, sul riorientamento della rete consolare nel mondo”, scrive Fedi in una nota. “La nostra richiesta è di non procedere con la decisione di chiudere i consolati nel mondo, confermata dalla Farnesina dopo il congelamento deciso dal ministro Terzi e in assenza del confronto parlamentare preliminare per il quale vi era un impegno del governo. Credo sia indispensabile chiarire che la decisione non è stata presa sulla base della spending review, ma proprio in conseguenza della mancata attuazione della revisione e rimodulazione della spesa”.
Secondo l’eletto oltre confine non è possibile “realizzare i risparmi necessari da investire nel rafforzamento e nell’ampliamento della rete consolare – che deve poter arrivare anche in quelle nuove realtà in cui è richiesta la presenza della nostra diplomazia e della nostra rete di servizi – attraverso tagli alle spese amministrative e l’utilizzo delle agenzie consolari e degli sportelli di servizio. Credo sia indispensabile chiedere al governo che si superi ogni resistenza, anche di natura sindacale, per quanto concerne la scelta delle agenzie consolari e degli sportelli di servizio".
"Intanto da Adelaide a Brisbane fino a Newark e Tolosa ed altre sedi europee – ricorda Fedi – le annunciate chiusure di consolati hanno sollevato forti proteste e manifestazioni di dissenso rispetto alla scelta del governo e forme più o meno velate di preoccupazione anche dai governi locali. Ci dica il governo come intende realizzare una vera riorganizzazione. Ci presenti un programma serio di lavoro e su quello potremo discutere e confrontarci. Ci dica, ad esempio, come rendere operativo nel mondo il sistema informatico Secoli, ancora in fase sperimentale. Come intende aggiornare la rete informatica nel mondo, presso le nostre sedi, sia nell’hardware che nel software che nell’accesso alla banda larga per i collegamenti internet e intranet. Nei prossimi mesi ciascuno con le proprie responsabilità dovrà operare per invertire questo metodo di lavoro e per garantire ai cittadini italiani i servizi che meritano – e non solo quelli che lo Stato italiano è in grado di fornire – e per rafforzare la nostra presenza consolare e diplomatica all’estero, anziché indebolirla".
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