Giorgio Armani, lo scorso 11 luglio, ha salutato il suo pubblico con un intervento sui giornali: una lettera in occasione del suo 91mo compleanno.
“In queste ultime settimane ho sentito forte l’abbraccio di chi mi ha pensato. Grazie di cuore, ci rivediamo a settembre”, le sue parole.
Lo stilista, assente dalle passerelle dell’uomo e dell’alta moda per motivi di salute, guarda all’autunno per celebrare un’altra scadenza importante, ovvero i cinquant’anni del suo brand, a mezzo secolo da quel 24 luglio 1975 in cui un pezzo di storia della moda e della cultura italiana ha preso vita con un capitale di partenza di 10 milioni di lire.
Oggi, è un impero finanziario da oltre 4 miliardi di euro di fatturato indotto, nonché una colonna portante del Made in Italy.
Eppure lo sguardo del creativo piacentino, milanese d’adozione, è più che mai rivolto al futuro.
“Sono un uomo di fatti, uno stilista di sfide, un imprenditore di conquiste. Guardo solo avanti, senza nostalgie o compiacimenti per quel che ho ottenuto, pronto a percorrere nuove strade” scrive nella sua autobiografia Per amore.
“È questa la ricetta per costruire un impero” si legge sul quotidiano economico Milano Finanza.
Un impegno che oggi spazia dalle collezioni pret-à-porter uomo e donna alla haute couture di Armani privé fino alla label Emporio Armani, passando per la linea homeware Armani/casa, i progetti residenziali e l’hospitality, tra hotel, ristoranti.































