Prosegue il pressing dell’Europa su Atene nella speranza, sempre piu’ debole, che in Grecia si riesca a dare vita a un nuovo governo in grado di rispettare gli impegni presi con l’Ue ed evitare cosi’ l’uscita dall’euro.
Anche oggi, da parte della Commissione Ue, dell’establishment tedesco e pure dalla Bce sono stati lanciati chiari segnali alla volta di Atene, mentre cresce l’attesa per quanto potranno dire, ed eventualmente fare, i ministri delle Finanze dell’Eurozona quando si incontreranno a Bruxelles lunedi’ prossimo.
Il primo a scendere in campo oggi e’ stato il vicepresidente dell’esecutivo comunitario responsabile per gli affari economici e monetari, Olli Rehn, sottolineando che l’Europea sta lavorando per facilitare la permanenza della Grecia nella zona euro ed e’ convinta che Atene possa evitare di uscirne trovando un modo adeguato per rispettare gli impegni. Ma ‘la palla ora e’ nel loro campo’, ha ammonito Rehn in occasione del suo intervento ad una conferenza a Tallinn, in Estonia. Dove ha ricordato che la Grecia soffrirebbe dall’uscita dall’euro molto di piu’ di quanto non accadrebbe all’Eurozona. Della stessa identica opinione e’ il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann. Il quale, in un’intervista al quotidiano Suddeutsche Zeitung ha inoltre osservato: ‘Se Atene non mantiene la parola e’ una decisione democratica. Ma il risultato e’ che non ci sono piu’ le basi per nuovi aiuti’.
A confermare che l’ipotesi di un’uscita dalla Grecia dall’euro non sia piu’ solo una spauracchio destinato a far riflettere i politici greci, e’ arrivato poi anche il commento di uno dei membri del board della Bce, l’irlandese Patrick Honohan: l’evento, ha detto, non sarebbe ‘necessariamente disastroso’. E pur rappresentando un ‘colpo alla fiducia’ nell’Eurozona, sarebbe ‘tecnicamente’ gestibile. Comunque, ha osservato ancora Honohan, tutti ‘stanno lavorando per evitare’ che cio’ avvenga. Contraria all’ipotesi di un abbandono della moneta unica europea sarebbe anche la maggioranza della popolazione greca. Secondo i risultati di un sondaggio pubblicati da un giornale locale, su un campione di poco piu’ di mille greci interrogati, il 78% si e’ espresso in favore della permanenza del Paese nell’Eurozona.
Quella della Grecia, come ha rilevato il viceministro dell’Economia Vittorio Grilli, e’ ‘una questione molto delicata’: prima di cominciare a ragionare in termini economici, occorre che si chiarisca la situazione politica. Ma anche se domani l’ennesimo tentativo di trovare una soluzione che sara’ condotto dal presidente greco Karolos Papoulias dovesse fallire, il dossier Grecia sara’ comunque sul tavolo dei ministri delle Finanze dell’Eurogruppo quando si incontreranno lunedi’ pomeriggio a Bruxelles. Monti, Grilli e i loro colleghi, oltre alla potenziale ‘bomba’ greca, dovranno cercare di disinnescare anche l’altra grande minaccia che incombe ora sul futuro dell’Eurozona: quella costituita dalla Spagna. Che dovra’ presentare ai colleghi soluzioni concrete, trasparenti e fattibili sia per affrontare l’allarme banche che per riprendere il cammino sulla strada della riduzione del deficit di bilancio.
SI RISCHIANO PANICO E FUGA CAPITALI, BCE SAREBBE IN PRIMA LINEA Ecco i piani di contingenza possibili per far fronte all’ipotesi di un addio greco alla moneta unica.
– PANICO E FUGA CAPITALI. ‘L’uscita improvvisa di un Paese dall’euro – spiega alla Bloomberg Alan Brown, senior adviser di Schroders a Londra – potrebbe facilmente portare al panico finanziario a una fuga dai mercati, oltre a scatenare volatilita’ e far volare i tassi sul mercato monetario’. Insomma una versione ‘da debito sovrano’ del crollo di Lehman Brothers nel 2008. Che rischia di far apparire il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble – che ha gia’ detto che l’euro resisterebbe all’addio greco – un emulo dell’ex segretario al Tesoro Usa Henry Paulson. Allora si scateno’ la peggior recessione globale del dopoguerra e la borsa di New York perse il 40%.
– BCE IN PRIMA LINEA. La prima linea del fronte, oggi, sarebbe il contagio: una fuga dei mercati dal debito periferico europeo nel timore che la Grecia sia il precedente in grado di trascinare altri sulla stessa strada. Citigroup, di fronte all’ipotesi ‘Grexit’, uscita della Grecia dall’euro, e’ convinta che la Banca centrale europea si troverebbe automaticamente in prima linea. Willem Buiter, capo economista della banca americana, prevede che la Bce userebbe risorse ‘potenzialmente infinite’. Innanzitutto riaprendo gli acquisti dei titoli di Stato sospesi ad aprile e facendo nuove tranche di maxi-prestiti ‘Ltro’ dopo i 1.000 miliardi iniettati fra dicembre e febbraio. Per Bank of AMerica Merrill Lynch c’e’ ‘alta’ probabilita’, poi, che l’Eurotower si troverebbe costretta a dimezzare i tassi d’interesse, gia’ a minimi record, portandoli allo 0,5% dall’1%. E, magari – aggiunge Brown di Schroders – spingersi oltre fino ad annunciare di essere pronta a comprare debito europeo senza limiti per mantenere i bond sotto un tasso prefissato, diciamo del 6%.
– NUOVO CAPITALE PER BANCHE: oltre a prestiti d’emergenza e acquisti massicci dei titoli di Stato, sarebbero probabilmente necessarie ricapitalizzazioni bancarie e assicurazioni dei depositi bancari, per scongiurare una fuga dalle banche esposte piu’ o meno direttamente verso la Grecia. Secondo Jacob Kirkegaard, un ricercatore del Peterson Institute di Washington, governi e fondi di salvataggio dovrebbero ‘come misura immediata’ isolare le banche garantendo i depositi e fornendo capitale fresco. La sola Spagna dispone di depositi per 1.000 miliardi di euro circa. Un modo per affrontare il problema sarebbe il coinvolgimento del fondo di salvataggio europeo, l’Efsf (da giugno Esm) fornendogli una licenza bancaria cosi’ da poter attingere ai finanziamenti illimitati della Bce.
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