Azioni tossiche, quelle del Montepaschi. Titoli diventati carta straccia. O qualcosa di molto simile. Come dicono dalle parti di Siena, l’hanno presa in tasca loro, i dipendenti del Montepaschi che si erano fatti dare in anticipo tutto il Tfr. Il trattamento di fine rapporto, volgarmente riconosciuto nel mondo come la liquidazione. Il vero crac intanto lo stanno soffrendo loro, gli incauti che si erano fidati ciecamente della solidità dell’istituto bancario per il quale lavorano o lavoravano da anni. Il valore di ogni singola azione è sceso da 1,5 euro a 18 centesimi. Il tesoretto, oggi più che mai presunto, ora è cartastraccia. Quarantamila euro valgono 4.800. Un dramma nel dramma infinito della Mps. Un maledetto imbroglio. Esagerazioni? Meno che mai esasperazioni, strumentalizzazioni di una vicenda che sta attentando alla vita stessa di Siena.
Il bilancio Mps è color rosso sangue, con un passivo di 3,17 miliardi di euro. Al di là di ogni più nefasta previsione: il presidente Profumo e l’amministratore delegato Villa dicevano, un mese fa, che avrebbero chiuso con perdite per 2 miliardi. Siena trema e trema la Toscana. Il titolo affonda in Borsa, martedì l’ha salvato la Consob tirandolo su per i capelli. Ma il salvataggio disperato ha innescato un provvedimento importante e in un certo senso prevedibile: l’imposizione del divieto di vendite allo scoperto per due giorni. A corredo la clamorosa, sconcertante rivelazione dei vertici Mps: i danni indotti da esercizi truffaldini e dalle malefatte della passate gestioni hanno causato una sorta di tragedia finanziaria. “Dalla banca sono stati ritirati depositi per miliardi di euro”. Proprio così, è corretta la lettura del lettore: miliardi di euro. Una tragedia per l’intera economia della Toscana, che dipende in buona parte dall’istituto di credito più antico del mondo.
In Mps lavorano più di 8.000 toscani. Nel 2008 il dipendente di fascia alta, un quadro, decise di farsi liquidare in anticipo il Tfr in azioni, in numero di 2.667 azioni Mps per un valore complessivo di 400.000 euro. In cinque anni la liquidazione è sfumata letteralmente. Oggi siamo all’aria fritta, il valore è 40.000 euro. Il drammone investe migliaia di dipendenti che accettarono quella proposta dell’istituto. Sembrava accattivante, si è rivelata nefasta. Paga oggi malissimo la decisione di riscuotere in anticipo la liquidazione sotto forma di azioni. Ma allora, nel 2008, le cose del Monte Paschi Siena andavano alla grande. L’istituto filava con il vento in poppa e festeggiava il miglior utile d’esercizio della sua storia. Zero virgola ventuno euro di dividendo: l’offerta fatta ai dipendenti sembrava una proposta estremamente vantaggiosa. Si poteva ottenere in anticipo, in via eccezionale, tutto il Tfr, purchè si accettasse di incassarlo sotto forma di azioni valutate 1,5 euro, nell’ambito delle ricapitalizzazione da 5 miliardi di euro della Banca. E chi comprava avrebbe potuto anche rivendere il giorno dopo, non c’erano vincoli. Più di 3.500 dipendenti aderirono all’offerta. Sono rimasti bruciati, non semplicemente scottati. Alla quotazione di martedì 2 aprile, la quotazione dell’azione Mps non arrivava a 0,18 euro. Meno del 12% del valore del 2008. I dipendenti che aderirono alla proposta dell’azienda, in pratica, hanno bruciato gli accantonamenti di una vita di lavoro. Quello che hanno in cassaforte oggi è praticamente carta straccia.
A Piazza Affari il disastro Mps è presente con solare chiarezza. Il titolo va sotto fino a -13%. Il crollo fa scivolare in secondo ordine il contenuto della relazione degli azionisti che certifica la fuga dei depositi imputata alla vecchia gestione. Il documento che gli amministratori illustreranno, al punto 4 dell’ordine del giorno, all’assemblea convocata per il 29 e 30 aprile. In quella sede saranno illustrate (e perfezionate) nei dettagli le azioni di responsabilità dell’ex presidente Giuseppe Mussari e dell’ex digì Antonio Vigni e delle banche Deutsche Bank e Nomura sulle operazioni strutturate in derivati Alexandria e Santorini. Approfondite analisi supportate dai pareri di illustri consulenti esterni “hanno evidenziato elementi e circostanze di assoluta gravità ed illegittimità, che hanno determinato, e continuano a determinare, danni di ingentissimo ammontare”. Tra questi, come detto, il ritiro di depositi per alcuni miliardi. I giudizi degli analisti sono negativi. Exane, il broker di Bnp Paribas, ha operato un taglio scioccante. I francesi ritengono che Mps non sarà in grado di liberarsi del supporto dello stato prima del 2019. Il debito è di 3,9 milioni. Il dramma Mps ha molte facce, tutte pessime.
Discussione su questo articolo