Come nei videogiochi su cui si accaniva quando marinava la scuola, ‘e’ game over’. Rino Gattuso trova l’immagine piu’ chiara per descrivere il suo addio al Milan, ‘un sogno durato 13 anni’. Vedendo Nesta salutare tutti, ha avuto la certezza che fosse la mossa giusta. Non perche’ gli mancasse il posto garantito: ‘Di sicuro c’e’ solo la morte’. Da tempo si sentiva ‘una mascotte’. ‘Finche’ ero malato ci poteva stare, poi no – spiega il 34enne -. Mancava solo che mi mettessero in mano al capitano come un gagliardetto’. Si chiude un ciclo: con Gattuso lasciano i ‘senatori’ Inzaghi, Nesta, Zambrotta e forse Seedorf. Oltre a Van Bommel, che dopo appena un anno e mezzo da’ l’annuncio in lacrime. ‘Non e’ facile lasciare questo grande gruppo’, dice commosso.
‘Vado al Psv. Comunque e’ un arrivederci, magari tornero’ come allenatore’, spiega. Anche Gattuso vuole tornare. Lo attende un posto da dirigente, fra uno o due anni verifichera’ se nello spogliatoio resistono le regole a lui tramandate da Maldini e Costacurta. A Milanello il calabrese parlava molto, ‘per qualcuno rompevo le palle’. Ora per definire il futuro ascoltera’ Monica, la moglie conosciuta in Scozia a inizio carriera, ‘il capitano di casa: non si decide senza lei’. Gattuso sa dove non andra’ (‘Mai a Juve e Inter’) e rivela: ‘Voglio finire dove ho iniziato, al Glasgow Rangers, ma e’ dura, il club ha debiti e ha il mercato bloccato’. Insomma, non aveva ‘piu’ nulla da dare al Milan’ ma ha ‘ancora voglia di battagliare’. Prima di tornare in campo, da lunedi’ per un mese a Coverciano Gattuso seguira’ il corso da allenatore di 2/a e 3/a categoria, chissa’ che un giorno non segua le orme di Ancelotti. Basta nominarlo e il mediano si commuove: ‘E’ stato un allenatore, un amico, un padre, un amante calcistico – ricorda – Gli dicevo che meritava una statua accanto a quella di Nereo Rocco e si toccava per scaramanzia’.
Con ‘Carletto’, Gattuso ha vissuto la vittoria piu’ bella, la Champions del 2003 (‘Battendo Inter e Juve, bei tempi per il calcio italiano…’) e due anni piu’ tardi la sconfitta piu’ brutta, la finale di Istanbul (‘Ho avuto gli incubi per mesi…’), giocando in un Milan ‘rispettato come il Barcellona di oggi’. Senza ‘Carletto’ ha commesso ‘due sciocchezze’ (l’aggressione a Joe Jordan e gli insulti a Leonardo sulla panchina dell’Inter) e vinto scudetto e Supercoppa con Allegri.
‘Allegri ha creduto in me l’anno scorso quando tutti mi davano per finito’, ammette il centrocampista, che ora del Milan sara’ solo un tifoso: ‘Spero restino Ibrahimovic, Boateng e Thiago Silva. E’ un momento difficile per la societa’, non so se ci saranno tanti soldi da investire ma credo – osserva – che fara’ di tutto per creare una squadra competitiva’.
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