Nell’Università Federale di Santa Maria nello stato del Rio Grande do Sul in Brasile parte un corso accademico sulla lingua veneta.
Musica per le orecchie dei veneti al di qua dell’oceano: “Sono positivamente sorpreso dalla notizia”, dice il presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti, non nascondendo la soddisfazione per l’accordo tra l’Ateneo federale riograndense e l’Academia de la Bona Creansa-Academia de la Lengua Veneta per l’avvio di questo corso di 15 lezioni per un totale di 45 ore.
“I miei complimenti al professor Alessandro Mocellin, direttore dell’Academia de la Bona Creansa, che sarà co-docente di questo eccezionale percorso di studio e grazie al quale la lingua veneta è diventata materia di studio universitario”.
Il corso sarà in presenza in lingua portoghese, con esercitazioni e lettorati in lingua veneta. Sempre in portoghese saranno i materiali didattici, con tutti gli aggiornamenti relativi all’ortografia e alla pronuncia della lingua veneta insegnata. A questo si aggiungono approfondimenti specifici sui venetofoni più noti della storia, da Marco Polo a Tiziano, da Tintoretto a Canova. E quelli sulle maggiori feste popolari, come la Sensa e il Caodeano.
“L’Università Federale di Santa Maria è tra le maggiori del Brasile e la sua emittente radiofonica per anni ha curato e trasmesso trasmissioni in lingua veneta dedicate all’informazione riograndense ma anche alla storia della emigrazione veneta nel Rio Grande do Sul – continua Ciambetti – la stessa città di Santa Maria, con la sua fitta rete museale e il teatro Treze de Maio è considerata come uno dei maggiori poli culturali brasiliani, definita ‘Coração do Rio Grande’ per cui questo corso di studi sulla lingua veneta, prima conseguenza dell’accordo frutto dell’impegno del professor Mocellin, assume una rilevanza straordinaria per la cultura veneta”.
Ciambetti ricorda anche che “mentre lo stato italiano nega l’esistenza della lingua veneta, in Brasile dal 2014 il governo federale ha definito il ‘Talian, ovvero il veneto-brasileiro come ‘lingua riconosciuta’ e ‘patrimonio immateriale del Brasile’ mentre l’Unesco, assieme al Consiglio d’Europa, riconosce e inserisce il veneto nel Red Book of Endangered Languages, annoverandolo fra le lingue minoritarie meritevoli di tutela.
La mia speranza è che il corso accademico sulla lingua Veneta all’Università federale di Santa Maria sia il primo di un percorso accademico teso non solo a salvaguardare questo patrimonio linguistico inestimabile, ma anche a diffondere la lingua veneta e con essa l’identità e forza della cultura veneta”.
Intanto, in Brasile, uno dei paesi dove l’emigrazione veneta ha lasciato i segni più tangibili nella popolazione, nell’economia e nelle tradizioni, “fortunatamente” pensano che si debba studiare “un idioma dalla storia secolare, con una letteratura attestata sin dal XIII secolo, ma ancora vivace e diffuso”, commenta a sua volta il leghista Giuseppe Pan, capogruppo.
“Ora, pertanto, tocca ai tanti discendenti dei nostri emigranti scoprire come parlavano i propri nonni e trisavoli, ricostruendo nelle parole i grandi cambiamenti storici e le vicende personali degli emigranti. E auspico, allo stesso tempo, che gli Atenei veneti portino avanti iniziative analoghe, a maggior ragione perché qui la lingua veneta è radicata e quotidiana”, aggiunge Pan.































