“Bisogna recuperare il tema della migrazione come una conquista delle nuove generazioni, per vedere in questo una crescita”. Così Sara Vatteroni, direttrice della Fondazione Migrantes Toscana, in occasione della Giornata dei Toscani nel Mondo 2025.
“Dal 2006 ad oggi abbiamo visto raddoppiare la presenza degli italiani all’estero. Ma dal 2006 le cose sono molto cambiate: allora il 64,6% degli italiani all’estero era per residenza, oggi è del 48%, mentre sono molto cresciute le nascite (nel 2006 erano il 28% e oggi il 40,9%) – ha spiegato Vatteroni – Dal 2006 possiamo registrare dei cambiamenti: gli iscritti all’Aire sono passati dai 201.000 ai 2,9 milioni. Soltanto nell’ultimo anno gli iscritti all’Aire sono 89.462 e di questi i toscani sono il 6,2%. Siamo la quinta regione.
Ad oggi gli iscritti totali all’Aire della Toscana sono 226.000 persone. La maggior parte dei toscani – ha precisato – si muove all’interno dei confini europei, poi vengono Brasile, Stati Uniti, Argentina. Inoltre, le donne italiane all’estero hanno livelli riproduttivi molto superiori rispetto alle donne italiane in Italia e questo è un altro elemento che ci fa approfondire il ragionamento sul perché gli italiani e i toscani vanno all’estero”.
“L’epoca delle migrazioni è la nostra epoca, spostarsi non è una cosa così straordinaria”, ha ragionato la direttrice di Migrantes Toscana, che ha però aggiunto: “Il problema che ci preoccupa non è il migrare delle persone, che porta anche a un arricchimento personale, ma quando l’emigrazione diventa un depauperamento del territorio, qualcosa che va a impoverire in termini di braccia, menti e creatività”.
Un rischio tanto più preoccupante per l’Italia a fronte del calo demografico, “dato anche da precarietà lavorativa e contrattuale e da una presenza di donne in età riproduttiva in numero inferiore, tale da non far vedere un disgelamento in tempi brevi di questo ‘inverno'”.
Rispetto alle ragioni di chi emigra, ha spiegato ancora Vatteroni – “vediamo che c’è, sì, il lavoro, ma anche la qualità della vita”. Tanto che oggi l’emigrazione è “una sorta di ascensore sociale”, rappresentando “quello che negli Anni 50 e 60 erano la scuola e il lavoro”.
Una fase che non deve solo far pensare “alla malinconia di chi parte”, ma deve “dare luogo a politiche generative a livello politico, personale e di comunità”. Questa spinta deve riguardare anche le comunità straniere che scelgono di venire in Italia, ha affermato Vatteroni: “Noi come Migrantes riteniamo che i processi di immigrazione ed emigrazione non possono essere dissociati, ma devono essere letti in una medesima logica, perché le ragioni di chi sceglie di lasciare l’Italia per un altro Paese sono spesso le stesse motivazioni di chi invece sceglie di arrivare in Italia e stabilirvisi. E riteniamo che dobbiamo vedere in modo altrettanto generativo chi sceglie l’Italia.
Questo ci fa riflettere anche su un concetto nuovo di cittadinanza: spesso assistiamo a discussioni che vedono la cittadinanza come una sorta di patente a puti. Per noi è qualcosa di più: è l’impegno che una persona prende per costruire il benessere sociale e il benessere di una comunità. Ed è con questa logica che dovremmo ricostruire politiche che legano la cittadinanza al senso di appartenenza a una storia e auna comunità”, ha concluso.






























