Mitt Romney supera a maggio, per la prima volta, Barack Obama nella raccolta ufficiale dei fondi elettorali. Il candidato repubblicano alla Casa Bianca, fa sapere il suo comitato, ha raggranellato nel mese scorso 76,8 milioni di dollari, mentre Obama è fermo a 60 milioni. Un dato importante, anche se ampiamente previsto, ora che l’ex governatore del Massachusetts e’ ufficialmente lo sfidante dell’attuale presidente Usa.
Ma la sfida vera, quella che tra sei mesi fara’ la differenza, e’ tra i cosiddetti Superpac, le organizzazioni di raccolta fondi, e i piccoli donatori, la rete che ha portato Obama alla Casa Bianca nel 2008. Nei prossimi mesi sara’ interessante vedere se avranno la meglio questi mega-comitati elettorali ultra-conservatori foraggiati in modo segreto da tanti milionari d’America, o il popolo del ‘crowdfundraising’, cioe’ di chi, ciclicamente, versa al proprio candidato meno di 250 dollari.
Intanto, il dato odierno e’ che Mitt Romney, per la prima volta in questa campagna elettorale, ha raggiunto il presidente e lo ha anche sorpassato. Lo staff Obamiano aveva largamente previsto che prima o poi questo giorno sarebbe arrivato. Questi numeri riguardano le risorse dichiarate e ufficiali, raccolte dai rispettivi candidati e dai loro partiti, il Democratic National Committee e il Republican National Committee. Tuttavia, l’entourage presidenziale non si aspettava che tutto cio’ accadesse cosi’ presto.
Ma l’incubo vero di Obama for America, la macchina elettorale del presidente, e’ la cifra astronomica che sta arrivando dai questi Super Political Action Committee nelle casse di Mitt Romney. Dalle prime stime sembra che saranno capaci di raccogliere almeno un miliardo di dollari, da spendere soprattutto in spot tv negativi, pur di cacciare Obama dalla Casa Bianca. L’enorme potere di questi supercomitati s’‚ visto alle ultime elezioni del Wisconsin, con la conferma del Governatore repubblicano, dove proprio a causa di queste organizzazioni cosí controverse, il rapporto tra soldi spesi dalla destra e quelli del partito democratico era 5 a uno.
Molti militanti democratici, dopo aver assistito alla loro disfatta, sono scoppiati in lacrime. ‘Oggi – ha detto uno di loro – la democrazia americana e’ morta. Contro tutti questi soldi non c’e’ nulla da fare’. Sembrerebbe insomma, che per Obama non ci sia partita, che sia di fronte a una sfida impari, come quella di Davide contro Golia. Ma proprio questa metafora ci ricorda che non tutto e’ perduto. Come insiste da tempo il comitato Obama for America, è interessante vedere non tanto l’importo globale delle donazioni, quanto la loro composizione interna: piú alta sarà la percentuale di nuovi e piccoli donatori, quindi futuri elettori, migliore sarà considerato l’andamento della campagna.
E sotto questo aspetto, non c’e’ partita: in media, il 43% dei donatori pro-Obama ha versato ciascuno 200 dollari. Si tratta dei famosi ‘small donors’, gente che non solo e’ disposta a pagare la campagna elettorale di Obama ma e’ pronta a mobilitarsi sul territorio. Sul fronte di Mitt Romney, solo il 10% dei soldi viene da questa fascia di militanti di base.
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