In questi giorni, non so bene neanch’io perché, mi sento dentro un’ansia strana. Un sentimento che conosco già, ma che avevo dimenticato. Forse anche grazie ai Caraibi e ai quattro mesi trascorsi di recente nella Repubblica Dominicana? Chissà… Mi fermo a pensare nei momenti in cui non sono impegnato alla tastiera del mio Sony Vaio, e mi assale un dubbio: sarà l’Italia, sarà la situazione politica, economica, sociale che vive il mio Paese, a farmi stringere il petto? Sarà l’incertezza del domani, per un giovane (ma ormai nemmeno più tanto) giornalista squattrinato come me, a farmi questo effetto? Mi guardo allo specchio dubbioso, cerco risposte che non so darmi. Poi mi sfogo con chi più mi sta vicino, con mia moglie, mia madre, gli affetti più stretti, gli amici. Raccolgo opinioni, raccolgo – sarà deformazione professionale – informazioni: le incrocio, le interpreto, ne faccio una analisi e poi una sintesi. E alla fine capisco: 1. Non sono l’unico che in questo periodo porta nel cuore un senso profondo di ansia e di malessere; 2. I miei coetanei, ma anche persone più giovani, hanno una fottuta paura del futuro: non vedono sbocchi. Si sbattono, si impegnano, ci provano, ma finiscono sempre per scontrarsi contro un muro di gomma. Questo li distrugge psicologicamente e in qualche caso c’è chi arriva a perdere la fiducia in se stesso: della serie, se nessuno mi prende e nessuno mi offre nulla, sarà che davvero non valgo niente?; 3. Sì, anche il clima che vive il Paese in questo momento non aiuta affatto. Leggere giornali e vedere i notiziari in tv vuol dire venire a conoscenza di aziende che falliscono, imprenditori che si ammazzano, di una valanga di disoccupati che spaventa, di un aumento spaventoso dell’illegalità e della corruzione.
No, non è facile. Tutti sono pronti a fottere tutti. E’ una lotta tra i più spregiudicati e i più furbi, la meritocrazia è una parolaccia e l’onestà è un valore dimenticato o deriso.
Già, l’Italia. Il boom economico è lontano anni luce. Il posto fisso tanto caro ai nostri genitori è diventato una chimera. Comprare una casa per una giovane coppia è una missione impossibile. Trovare un lavoro lo è ancora di più. Pessimista? Realista. Perchè questa e’ la fotografia. Questo è ciò che accade fuori dal Palazzo della politica che si bea dei suoi privilegi e prolunga il suo sonno, fuori dai salotti dei radicalchic che dissertano sulla luna, fuori dallo stretto giro del fumo di parole che alimenta il nulla. E a uno come me, che da otto anni ormai lavora ogni giorno con impegno senza sapere cosa accadrà domani – e come il sottoscritto, ce ne sono centinaia di migliaia, se non milioni – tutto questo fa annebbiare la vista, porta il sangue alla testa, toglie il fiato ai polmoni.
Sono sempre stato un ottimista, sono caduto tante volte e altrettante mi sono rialzato, so che bisogna pensare positivo – per dirla con Jovanotti -, ma in queste ultime settimane proprio non riesco a farlo, per quanto mi sforzi. Mi dico che passerà, agli alti e bassi ci sono abituato, il vento cambierà. Ma il sentimento d’ansia fatica ad andarsene; un malessere sociale che secondo quanto ho ascoltato con le mie orecchie, affligge tanti italiani, ruba il futuro a molti giovani e toglie il sonno ai loro genitori. La nostra generazione è in sofferenza per un’Italia che al momento non ha nulla da dare; ci toccherà andar via? o sperare che, toccato il fondo, il Paese sappia riemergere e rigenerarsi, cominciando dalla politica? Tornare a crescere come società e non soltanto come individui; sentirsi parte di un tutto e impegnarsi ad includere e a dividere le risorse, invece che escludere per accaparrare di più. Per un’Italia che al momento non ha nulla da dare, speriamo che domani ci sia un Paese in grado di offrire la serenità. Se non per noi, per quelli che verranno dopo.
Twitter @rickyfilosa
































Discussione su questo articolo