Mattinata di bagarre e polemiche in Senato, come ampiamente prevedibile, per l’approvazione della ratifica dell’accordo tra Italia e Francia per l’alta velocità tra Torino e Lione: ovvero, in una parola, quella "Tav" tanto avversata dai militanti in Val di Susa e dal Movimento 5 Stelle in Parlamento.
E proprio dai grillini è giunta fortissima la polemica, fatta di ostruzionismo, parole grosse, cori ("Fuori la mafia dallo Stato") e urla che hanno costretto la presidente di turno Linda Lanzillotta (contestata dal leghista Centinaio, "la sua è stata una conduzione dei lavori indegna") anche a interrompere per qualche minuto la seduta. Urla che, tra l’altro, hanno accompagnato anche gli interventi dei senatori Massimo Cervellini (Sel) e Laura Puppato (Pd) nonostante la loro intenzione di non votare la ratifica dell’intesa.
Un atteggiamento che ha fatto parlare Pierferdinando Casini, su twitter, di "squadrismo fascista".
Alla fine però l’ok è arrivato con 173 sì, 50 no e 4 astenuti, anche se la ratifica dell’accordo non vuol dire di per sé l’automatica realizzazione dell’alta velocità (che si inserisce nel Corridoio 5 Lisbona-Kiev, compreso tra i dieci collegamenti prioritari dell’Unione europea); il collegamento dovrà essere infatti disciplinato da un ulteriore Protocollo addizionale. Si tratta però certamente di un primo passo importante, che fa die al ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi che "nonostante le esuberanti proteste di chi vuole a tutti i costi fermare quest’opera, i numeri dicono chiaramente che la maggioranza degli italiani la vuole.
Se serviva ancora una verifica del fatto che l’Italia, la Francia e l’Europa considerano strategica e prioritaria quest’opera, che non è più solo un progetto ma già un cantiere con una galleria che avanza di 15/20 metri al giorno, oggi questa verifica è arrivata. La Tav Torino-Lione è una realtà dalla quale non si torna indietro".
D’accordo su tutta linea il senatore torinese del Pd Stefano Esposito, per il quale "stiamo parlando di un corridoio che è partito, ci connetterà e consentirà a questo Paese di essere parte del grande progetto di miglioramento dell’ambiente e di abbassamento del Co2" il tutto a un costo complessivo "che assomma a 8,2 miliardi, il 65% delle risorse sono a carico di Francia e cofinanziamento europeo. Allo Stato italiano la tratta costa 2,8 miliardi in 12 anni, per una cifra poco superiore a 200 milioni l’anno".
Una visione del tutto diversa rispetto a quella di M5S, per cui, spiega Carlo Martelli "questa linea costerà, a regime, 700 milioni all’anno. Per farla andare a pareggio dovranno passare 350 treni: treni merci, lunghi da un chilometro e mezzo a due chilometri, alternati ogni cinque minuti a treni passeggeri. I treni merci dovranno andare a una velocità tra 100 e 120 chilometri orari e i treni passeggeri a 220 chilometri orari. È ovvio, dal momento che non esiste nessun vagone merci che vada oltre i 120 chilometri orari". Senza contare, la preoccupazione di Sel "per i dati prodotti dagli studi dell’Arpa di Ivrea e del Politecnico di Torino, che riportano la presenza di uranio e amianto in valori superiori ai livelli consentiti".
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