E’ strage di studenti in Siria: dopo il campus di Aleppo, è toccato oggi a Damasco. Colpi di mortaio sparati sul campus dell’università della capitale da non meglio precisati uomini armati hanno ucciso oggi almeno 15 studenti, stando al bilancio fornito dalle autorità. E quella che già in molti hanno definito "la strage degli studenti" riporta alla memoria il bombardamento della città universitaria di Aleppo, compiuto due mesi e mezzo fa e per il quale ribelli e forze lealiste continuano ad accusarsi a vicenda.
Sempre da Damasco è giunta oggi un’altra notizia difficile da verificare in maniera indipendente sul terreno: l’abbattimento da parte di insorti di un aereo cargo iraniano su una pista dell’aeroporto internazionale della capitale. In rete sono stati pubblicati alcuni video e fotografie, che da soli non sono peró sufficienti a fare chiarezza su quanto accaduto la notte scorsa. Testimoni oculari affermano di aver udito diversi boati di esplosioni e numerosi focolai di incendio nel perimetro dell’aeroporto, confermando implicitamente quanto sostenuto dai ribelli circa l’esplosione delle "armi contenute nell’aereo iraniano".
La direzione dello scalo internazionale ha smentito di aver sospeso le sue attività, ma una smentita esplicita della notizia dell’abbattimento del velivolo cargo non è ancora arrivata. Se la circostanza dovesse essere confermata, si tratterebbe di una nuova escalation militare della guerra in corso. L’Iran e la Russia sono tradizionali alleati del regime del presidente Bashar al Assad, che non hanno mai negato di sostenere.
Nel pomeriggio la tv di Stato siriana è stata la prima e l’unica a diffondere la notizia e le immagini della "strage dell’università". Almeno un mortaio ha colpito la caffetteria all’aperto della Facoltà di architettura. La tv ha mostrato pozze di sangue tra i tavoli di plastica e le sedie, tra i libri e i quaderni di appunti degli studenti. Poche ore dopo, sempre la tv governativa ha trasmesso altre immagini di alcuni corpi distesi a terra tra le pozze di sangue. Nessun giornalista indipendente si è potuto avvicinare al luogo del bombardamento.
I media del regime hanno immediatamente accusato i "terroristi", termine con cui si indicano i ribelli. Nei giorni scorsi, gli insorti avevano sparato mortai colpendo la zona centrale di Damasco, poco lontana dalla città universitaria che si trova nel quartiere di Baramke. Sui social network, sono giunte a pioggia condanne da parte di attivisti anti-regime contro gli "insorti criminali". Altri, come l’oppositore Muhammad Sarmini, hanno affermato che "è l’ennesima messa in scena del regime".
Sirmini ha ricordato i dubbi sollevati da molti osservatori circa la paternità della strage dell’università di Aleppo del 15 gennaio. Allora, le autorità accusarono i terroristi di aver sparato con mortai sul campus, mentre gli attivisti locali puntarono il dito sugli aerei militari di Damasco colpevoli secondo loro di aver bombardato gli edifici dell’ateneo.
L’artiglieria governativa ha comunque preso di mira oggi le zone residenziali dei sobborghi di Damasco e delle periferie della capitale solidali con la rivolta, uccidendo – secondo i Comitati locali – decine di persone, tra cui donne e bambini a Barze, Yarmuk, Qabun, Jawbar, Assali, Arbin. Anche queste informazioni non possono essere verificate in maniera indipendente.
Sul piano diplomatico, il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha messo in dubbio che la missione dell’inviato Onu e Lega Araba per la Siria, Lakhdar Brahimi, possa continuare all’indomani della decisione dell’organizzazione panaraba di affidare il seggio alla Coalizione delle opposizioni siriane in esilio. Il governo turco è infine accusato da organizzazioni umanitarie internazionali di aver espulso centinaia di profughi siriani da uno dei campi allestiti nel sud del Paese in seguito agli scontri avvenuti tra ospiti del campo e forze di sicurezza locali.
































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