Il Pd ‘inciucia con Monti’ e con il premier ‘l’accordo e’ gia’ fatto’. Antonio Ingroia ne e’ convinto a tal punto – anche per la presunta ‘apertura’ di oggi a Monti di Nichi Vendola, smentita nell’arco di poche ore dallo stesso leader di Sel – che chiude ‘definitivamente’ la porta in faccia a Pier Luigi Bersani e rifiuta la desistenza al Senato. ‘Ci rivediamo in Parlamento’, recrimina Rivoluzione Civile, che dal Pd dice di aver ricevuto ‘solo proposte dietro le quinte’. ‘Mentre io aspettavo una risposta dal segretario del Pd al mio appello a dialogare – affonda Ingroia – Bersani incontrava in segreto Monti’.
Ma il segretario del Pd gela Ingroia: ‘Non c’e’ mai stata un’ipotesi di desistenza. Un gesto consapevole rispetto alla situazione sarebbe stato apprezzato. Non c’e’ bisogno di patti, c’e’ bisogno di prendersi le proprie responsabilita’. Non mi metto a contrattare’. Bersani si rammarica che si perda ‘l’appuntamento storico di portare in Lombardia e in Italia il cambiamento’, ma l’ex pm tiene il punto. E smonta gli appelli al ‘voto utile’ sostenendo che Berlusconi e’ ‘politicamente finito, mentre ‘il vero pericolo e’ Monti e la sua proposta politica, perche’ puo’ condizionare il centrosinistra che e’ gia’ suo alleato’. Un sospetto che trova appigli nell’accordo che si materializza in Trentino tra Pd, montiani ed autonomisti (sebbene derubricato a solo fatto locale). ‘Per me resta Berlusconi l’avversario – ribatte Bersani – e non ho lezioni da prendere sui temi della legalita’ e della trasparenza. Vince chi arriva primo, chi prende piu’ voti governa: il resto sono politicismi. Credo di poter dire ad Ingroia: attenzione, e’ il Pd e l’alleanza di centrosinistra che puo’ costruire un’alternativa alla destra. Nessun altro puo’ farlo’.
Intanto – che tra Monti e Bersani ci sia stato un patto, un gentlemen agreement o una semplice ‘garanzia reciproca della civilta’ dei rapporti’ – il leader del Pd non smette di punzecchiare Monti. E oggi gli ricorda che ormai non e’ piu’ terzo e quindi il Quirinale si allontana. ‘Il problema – rimarca – e’ che quando una personalita’ si mette in una contesa , in uno scontro elettorale, e’ piu’ difficile che possa esprimere terzieta’. E lo sa anche Monti’.’Se Monti mi ha deluso? Deluso no – ammette oggi Bersani parlando della ‘salita in politica’ del premier – ma non me l’aspettavo, avevo un’altra idea in testa. Non mi permetto di dire che ha sbagliato, ma quando uno scende in politica tante ne dice, tante se ne sente dire… Vedo pero’ che cose che prima non erano possibili ora sembrano un po’ piu’ possibili. E non si capisce perche”. E Bersani si fa insinuante quando ricorda che il Pd ha illustrato da tempo la sua linea politica, mentre ‘sulle posizioni di Monti non si ha ancora un pronunciamento chiaro’.
Insomma, fair play, ma fino ad un certo punto. Anche perche’ i moderati insistono nel tiro al bersaglio sull’attuale unico alleato del Pd: Sel. ‘Pensare ad un governo con un ministro come me ed uno come Vendola mi sembra un film di fantascienza’, insiste anche oggi Pier Ferdinando Casini. Un concetto che, paradossalmente, riprende e con identiche parole lo stesso leader di Sel, Nichi Vendola, intorno al quale nasce un equivoco, perche’ al mattino viene diffusa una sintesi di un’intervista a Sky di Vendola (‘Se Monti fa autocritica e corregge alcune delle sue controriforme Con Monti si puo’ costruire un compromesso importante’) che viene interpretata come un’apertura. ‘L’ho detto fin dall’inizio – si inalbra Vendola smentendo -: con i centristi e’ giusto discutere della riforma dello Stato, ma sul terreno del governo io mi sento alternativo all’agenda di tutti i liberisti. Lo dichiaro e considero assolutamente condivisibili le parole di Casini quando dice che un’alleanza tra sinistra e centristi e’ fantascienza: si’, e’ fantascienza. Sia chiaro oggi e per tutta la campagna elettorale. Non intendo mai piu’ tornare su questo punto’.
































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