Quando gli agenti del commissariato di Monza hanno visto dal monitor delle telecamere quello che stava succedendo non credevano ai loro occhi: un uomo di 35 anni che picchiava il proprio figlio di soli tre mesi in un letto d’ospedale. Qualche giorno prima, era il 7 ottobre, il bambino era stato trattenuto all’ospedale San Gerardo dopo che la madre l’aveva portato per una visita di routine. I medici avevano visto pero’ una piccola frattura alla testa ed ecchimosi alle braccia e avevano deciso di trattenerlo in osservazione. Quella frattura e quelle ecchimosi potevano essere state causate da percosse.
Dall’ospedale avevano avvisato sia la Procura dei minori di Milano sia quella ordinaria di Monza ed erano cominciate le indagini per verificare le cause di quelle lesioni. Gli agenti avevano piazzato quindi delle telecamere nascoste nella stanza in cui si trovava il piccolo e in cui la madre e il padre si alternavano nelle visite. L’11 ottobre la terribile conferma: il padre si e’ avventato sul bambino e ha ricominciato a picchiarlo. I poliziotti, nella stanza a fianco, sono intervenuti e l’hanno bloccato. Ora si trova in carcere con l’accusa di lesioni gravi, aggravate dal vincolo di parentela.
Al gip che ha gia’ convalidato l’arresto e al pm monzese Vincenzo Fiorillo l’uomo, che ha un altro figlio di sette anni, avrebbe parlato in modo confuso di un incidente, ma le immagini delle telecamere lo inchiodano: il bambino era stato colpito da violenti ceffoni. E qualche giorno prima era probabilmente andata allo stesso modo.
Gli investigatori parlano di una famiglia tutt’altro che problematica: due genitori normali, con un tenore di vita dignitoso. Quel che e’ certo e’ che il padre, il quale sembra non avesse mai dato segno di essere violento, ha approfittato del fatto che fosse il suo turno di visita per scagliarsi contro il proprio bambino colpendolo al collo, alla testa e alla schiena, rischiando di aggravare le ferite che lui stesso gli aveva provocato qualche giorno prima. Gli investigatori sentiranno presto anche la madre del bambino, per capire che cosa abbia fatto scattare nella testa del marito quell’insensata violenza.
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