Matteo Renzi torna a farsi sentire, dopo la frecciata di ieri verso una “politica che perde tempo”, e lo fa con un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, nella quale propone subito un patto di governo, anche con Berlusconi, o il ritorno al voto. Per il leader dei rottamatori non c’è altra scelta: aveva promesso lealtà al segretario Pierluigi Bersani, ma ha deciso ieri di far partire un’offensiva che rischia ora di spaccare il Pd. Insomma, è ormai chiaro a tutti che la tregua sancita dopo la sconfitta alle primarie è saltata, Renzi punta a correre in prima persona, come si spiega nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera: “Sono pronto alle primarie”, ha rivelato. E critica Bersani, che si sarebbe “surgelato”, gestendo male la crisi di governo.
Il sindaco di Firenze vuole Palazzo Chigi. Per lui è tempo di giocare d’anticipo. L’inedita coalizione che si verrebbe a creare sarebbe trasversale a ogni sigla di partito. Una sorta di ‘lista nazionale’ con cui sfidare sul terreno dell’anti-casta Beppe Grillo e i 5 Stelle. Il lavoro di ‘scouting’ in aula del rottamatore è già iniziato. Renzi può già contare su una pattuglia di 51 persone tra deputati e senatori, pronti a giocare un ruolo autonomo in Parlamento. Ora però il rottamatore sta cercando di attrarre nella sua orbita anche altre parti del Pd meno ostili: da Walter Veltroni a Dario Franceschini, da Enrico Letta a Giuseppe Fioroni. E all’alternativa del sindaco guardano con interesse anche esponenti di Scelta Civica, da Andrea Romano a Pietro Ichino, passando per Irene Tinagli.
Intanto l’intervista di Renzi al Corriere fa parlare sia il PdL che il Pd. Secondo la pidiellina Anna Maria Bernini le dichiarazioni del sindaco di Firenze rilasciate al giornale “dimostrano che esiste una sinistra dal volto umano e democratica, che utilizza i normali strumenti della politica e non le armi improprie dell’eliminazione mediatico giudiziaria dell’avversario sgradito”. Ma dimostrano anche che ormai “il tentativo irresponsabile di Bersani è fallito definitivamente”, visto che “oltre a non avere i numeri in Parlamento, il segretario non ha piu’ il mandato pieno che gli era stato affidato dalla direzione del Pd”. Dunque, “o governo subito o elezioni”.
Il Partito Democratico secondo Sandro Bondi è destinato a spaccarsi fra utopisti e renziani: “c’e’ una frangia del Pd, infatti, che per ragioni culturali e’ irresistibilmente attratta dal rivoluzionarismo di Grillo e dall’utopismo comunista di Vendola, e che percio’ non appoggerebbe mai una candidatura di Renzi, che invece una parte della sinistra e della societa’ italiana vede con sempre maggiore favore".
Deborah Bergamini, deputata toscana del Pdl, afferma: “Finalmente il Pd da’ segni di vita e qualcuno, anche tra i democratici, si e’ accorto che dopo piu’ di un mese di stallo non si puo’ perdere altro tempo e che le urgenze del Paese chiedono risposte". Maurizio Lupi, deputato PdL e vicepresidente della Camera, è convinto: “Renzi ha ragione, la pensa come noi e come tutte le persone di buon senso. O si fa un governo del Pd con Berlusconi e il Pdl o si va al voto subito a giugno. Abbiamo perso troppo tempo per l’irresponsabilita’ di Bersani”.
E nel Pd come reagiscono all’attacco di Renzi? "Vuole il governo con il Pdl? Lo faccia lui", provocano i bersaniani. Il sindaco di Firenze pone sul tavolo un aut aut che ha come destinatario il segretario Pier Luigi Bersani: "O fa un armistizio con il Pdl, oppure e’ meglio tornare al voto. Non si puo’ perdere altro tempo". Non la pensa cosi’ il grosso dei parlamentari democratici. "Renzi esprime oggi la stessa posizione che Berlusconi ha tenuto per tutta la fase post-elettorale", spiega un dirigente bersaniano alla Camera, che chiede di non essere citato. "Se lui vuole il governissimo con il Pdl, benissimo. Bersani lo lasci fare. Ma sia chiaro che la maggior parte di noi non lo seguira’ su quella strada". Ne siamo davvero sicuri? Staremo a vedere.
































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