Due anni fa, Papa Francesco firmò un “accordo provvisorio” con la Cina. Ora, a due anni da questa firma, nulla è cambiato. Pechino continua con la sua politica di “sinicizzazione” della Chiesa cattolica. Le notizie delle persecuzioni dei cattolici cinesi che non si piegano al regime continuano ad arrivare. Le chiese non approvate dal regime vengono distrutte o convertite ad altri usi. Dunque, questo “accordo provvisorio” non ha migliorato la situazione dei cattolici cinesi. Anzi, rischia di passare per una legittimazione di ciò che sta facendo il regime comunista di Pechino.
Del resto, anche l’arcivescovo emerito di Hong Kong, il cardinale Joseph Zen, fu molto critico verso questo accordo a suo tempo e lo critica tuttora. Proprio ad Hong Kong, il regime comunista vuole prendere il controllo della diocesi, esattamente come sta facendo nel resto della Cina.
Papa Francesco non dovrebbe emarginare il cardinale Zen ma dovrebbe ascoltarlo. Il cardinale conosce la situazione dei cattolici cinesi. Questo accordo non deve essere rinnovato. Non ha senso rinnovare una cosa del genere se non porta benefici ai cattolici cinesi.