La tragedia di Marcinelle “fu molto più che dolore: diventò un simbolo universale del prezzo altissimo che spesso pagano i lavoratori migranti, trasformando la tragedia personale di centinaia di famiglie in una denuncia globale contro l’insicurezza e lo sfruttamento”. Così Fabio Porta, deputato del Pd eletto all’estero e Vice Presidente del Comitato Permanente sugli Italiani nel Mondo della Camera.
L’8 agosto 1956 un incendio nella miniera di Bois du Cazier, in Belgio, trasformò un ordinario giorno di lavoro in una catastrofe destinata a segnare la memoria collettiva dell’Europa e del mondo.
Duecentosessantadue minatori, di cui 136 italiani, persero la vita.
“Ancora oggi quella lezione resta troppo spesso inascoltata. Nel 2025, la sicurezza sul lavoro è, in tutto il mondo, una sfida irrisolta. Secondo dati aggiornati di OMS e ILO, ogni anno perdono la vita circa 140.000 lavoratori per incidenti professionali o malattie correlate all’attività lavorativa.
Milioni subiscono infortuni gravi, lasciando un costo umano, sociale ed economico straziante – ricorda Porta -. Marcinelle non è solo il ricordo di un dolore antico. È un faro per il presente e per il futuro: ci ricorda che dietro ogni progresso sociale ed economico si cela la responsabilità di non dimenticare mai la dignità umana.
Trasformare la memoria in azioni concrete – ispezioni, formazione, controlli, cultura della prevenzione e della trasparenza – è il modo migliore per onorare chi ha pagato il prezzo più alto.
Oggi, come allora, la vera modernità passa dalla capacità di costruire un lavoro sicuro, perché il valore della vita non conosce confini, né confini nazionali né barriere di etnia, provenienza o condizione. Solo così, la tragedia di Marcinelle potrà continuare a insegnarci, e non a ripetersi”.






























