Crescono più della media della manifattura e mostrano una sorprendente capacità di resistenza anche in un contesto economico complesso, segnato da dazi e tensioni geopolitiche. Sono le circa 76 mila imprese dei settori chiave del made in Italy, che nel 2023 hanno generato ricavi per 637 miliardi di euro, dando lavoro a quasi 2 milioni di persone.
Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore citando il Monitor Cerved, si tratta di un comparto in salute, che tra il 2014 e il 2023 ha registrato una crescita del 4,3%, superiore al +3,7% dell’intera industria manifatturiera, migliorando al tempo stesso il proprio profilo patrimoniale e creditizio.
Il report, che analizza i principali comparti – agroalimentare, moda, arredo e design, automazione e meccanica, mezzi di trasporto e farmaceutica – descrive un ecosistema vitale che unisce imprese, territori e persone. “Comprenderne i meccanismi significa leggere la traiettoria della futura competitività italiana”, commenta il CEO di Cerved, Luca Peyrano.
Le previsioni indicano una crescita moderata nel 2025 (+0,2%) dopo un 2024 difficile, e una ripresa più decisa nel 2026 (+1,7%), con andamenti differenti a seconda dei settori.
In particolare, farmaceutica e agroalimentare continueranno a rafforzarsi, con incrementi rispettivamente superiori al 4% e vicini all’8% annuo. Più complessa la situazione per i mezzi di trasporto (-1% nel 2025), penalizzati dalla crisi dell’automotive, e per il sistema moda, che però dovrebbe tornare a crescere nel 2026.
Il peso internazionale del made in Italy resta notevole: pur rappresentando solo il 7,8% delle società di capitali italiane, queste imprese sono responsabili del 47,2% dell’export nazionale, pari a 200 miliardi di euro nel 2023.































