Secondo un retroscena della Stampa il presidente del Consiglio, Enrico Letta, sarebbe pronto a chiedere la fiducia sulla legge di stabilita’. Intanto prosegue il dibattito all’interno della maggioranza e del mondo datoriale e sindacale sulle misure previste nella manovra. Per il ministro dell’Economia e delle Finanze, Fabrizio Saccomanni, e’ "impossibile fare di piu’ nei limiti del bilancio". Per osare di piu’ sugli impegni di risorse, e’ il suo pensiero, occorreva intervenire sulla spending review.
"Chi lo sa se di fronte alle convulsioni della sua maggioranza e allo scarso entusiasmo – per usare un eufemismo – con cui gli italiani hanno accolto la Legge di Stabilita’ il premier Enrico Letta non dovra’ attrezzarsi a un passaggio parlamentare problematico. Per il quale, da’ ad intendere uno che ne ha viste tante come Massimo D’Alema, e’ persino possibile che il presidente del Consiglio debba ricorrere al voto di fiducia. Nel Pdl c’e’ tantissimo mal di pancia. Nel Pd pure: i malumori della sinistra, le critiche della Cgil, e le grandi perplessita’ del sindaco di Firenze Matteo Renzi e dei suoi. Le parti sociali (quale piu’ quale meno) hanno manifestato una forte delusione per il pacchetto di provvedimenti economici appena varato dal governo. Gli unici che hanno veramente apprezzato, a parte il premier e il vicepremier Angelino Alfano, sono stati quei centristi di Scelta Civica che ne hanno appena espulso il fondatore Mario Monti. Ma il punto di maggior sofferenza secondo molti e’ proprio l’area che fa riferimento al sindaco di Firenze, che ha cento ottime ragioni per indebolire (o comunque non sostenere piu’ di tanto) il governo di Enrico Letta. Sembra pensarla cosi’ l’ex premier Massimo D’Alema, che ieri presentando il libro del giornalista Marco Damilano ha attaccato l’ex-rottamatore, sul cui carro stanno salendo quotidianamente personaggi che una volta non avrebbe neanche voluto vedere in cartolina. D’Alema ha cosi’ fatto osservare che nella campagna per la segreteria del Pd Renzi ‘rischia di logorarsi, e per non logorarsi ha una sola via d’uscita: logorare il governo Letta. Ma non e’ il Pd che puo’ assumersi la responsabilita’ di far cadere il governo Letta per la fretta di qualcuno’, ha concluso. Un primo fronte di logoramento puo’ essere certamente la legge di stabilita’. Se giovedi’ i renziani avevano criticato la nuova service tax, ieri un altro esponente renziano, Yoram Gutgeld, ha definito la legge di stabilita’ ‘cosi’ stabile, soffice ed equilibrata che praticamente e’ come se non fosse mai stata fatta, come se non esistesse’. Un giudizio che certamente e’ tutt’altro che rassicurante per Letta e per il ministro dell’Economia Saccomanni. Che ieri, parlando ai giornalisti della stampa Estera, ha riconosciuto come si potesse fare di piu’, ma che bisognava per rimanere nei limiti dei vincoli di bilancio fare piu’ tagli. E in assenza di una spending review accettata e collaudata, questo si e’ rilevato difficile. Giocoforza al suo rientro nella Capitale il premier Letta dovra’ cominciare a studiare una strategia per recuperare consensi per una manovra che palesemente ha deluso le aspettative. Della legge di stabilita’ e delle polemiche che si sono scatenate in queste ore intorno al provvedimento del governo, ha detto il premier a Washington, ‘parlero’ domani a Roma e diffusamente. Mi occupero’ di tutte le vicende di politica interna e rispondero’ a tutti i temi su cui c’e’ bisogno di rispondere’. Dovra’ dare risposta, tra l’altro, alla lettera che ha inviato il viceministro Fassina. E soprattutto, dovra’ da subito cominciare a studiare con Saccomanni e con la maggioranza il modo di trovare piu’ risorse per evitare guai peggiori”.
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