La testata di Zidane diventa opera d’arte – di Franco Esposito

Ricordi, brandelli di memoria. Il pensiero che corre a ritroso, a una notte di felicità italiana. L’Italia del calcio in volo sopra il cielo di Berlino. La nazionale campione del mondo per la quarta volta, seconda solo al Brasile pentacampeon. Ricordate l’episodio, il momento chiave di quella notte di forti emozioni? Zinedine Zidane, stella di Francia, il condottiero dei blues, il sale e la fantasia della nazionale di Domenech, che perde il ben dell’intelletto. Mandato ai matti dall’astuta perfida provocazione di Materazzi, Zizou tira una clamorosa testata all’avversario italiano che lo martella con giudizi sulla presunta amoralità della sorella. La testata che decide, il colpo di testa che indirizza il destino finale dei campionati del mondo 2006. Zidane espulso, addio Francia; viva l’Italia. Quel momento, l’attimo della testata, la scena madre del mondiale di calcio: tutto quanto è una statua. Molto bella, un pugno nell’occhio, davvero una grande cosa. Alta quasi sei metri, realizzata in bronzo. Uno spettacolare monumento. “Coup de tete”, Colpo di testa, così l’ha chiamata il suo autore, Abdel Abdessemed, che ha inteso realizzarla come “un inno alla sconfitta”.

Lo scultore è francese, va quindi capito. La testata di Zizou a Materazzi e la statua vogliono rappresentare la delusione imperitura di un artista in possesso di forte spirito nazionalista. Il calcio non è un provocatore nuovo di simili sensazioni. Adel Abdessemed, quella sconfitta, evidentemente non l’ha mai digerita. Ma sapete dove l’ha realizzata la statua in bronzo della testa di Zidane a Materazzi? L’artista francese l’ha realizzata a Carrara, la città del marmo e delle scultore, sede degli Studi d’arte Cave di Michelangelo diretti da Luciano Massari, carrarese doc, ormai allenato a dividersi tra il versante didattico e quello ambientalista. La fusione dell’opera è stata eseguita a Napoli. Un’opera interamente italiana: il bronzo, la sede del lavoro, Napoli per la fusione. La statua si trova attualmente all’esterno del Centro Pompidou. Francesi e turisti, in numero considerevole, i numeri classici di Parigi, sono lì ogni giorno, quasi in adorazione. Il monumento ha una sua attrattiva e un suo fascino. Adel Abdessemed l’ha realizzato con gusto fortemente artistico, nel rispetto delle forme e della ricostruzione in bronzo del gesto scomposto commesso da Zidane, al colmo dell’Ira. Una statua parlante. Il monumento rende meravigliosamente l’idea. Quei sei metri di bronzo raccontano tutto.

L’opera rappresenta una felice simbiosi dell’artista con l’artigiano che lavora all’opera dell’ideatore. A Carrara si lavora infatti di squadra, il tipico gioco d’equipe. Gli artisti restano accanto agli artigiani per imparare come si fa e per capire le potenzialità del materiale impiegato. Questo tipo di simbiosi genera un entusiasmo incredibile. È stato sempre così, anche in passato. Leonardo da Vinci andava alla bottega del Verrucchio: in molti lavori non ci mise neppure le mani. Alcune opere di Lorenzo Bernini furono finite da altri. Nel laboratorio carrarese sono prossime al completamento opere Gianni Caravaggio, giovanissimo artista italiano, di Giuseppe Penone e dell’italo francese Mauro Corda, molto affermato all’estero. E creativi infiniti come Cattellan, che agli Studi d’Arte Cave di Carrara ha realizzato, con materiali leggeri, molto particolari la personale al Museo Guggenheim di New York. Sotto molteplici aspetti, Il laboratorio di Carrara è un autentico vanto italiano. Ingrandimenti in tutti materiali, forme, calchi: qui fanno di tutto. Vi lavorano in otto e quando c’è bisogno di supporti particolari gli artisti carraresi si appoggiano a studi esterni di ingegneria. Perché le opere vanno tutte calcolate: alla fine la statua deve stare in piedi. Da qui è uscito il dito medio alzato collocato davanti alla Borsa di Milano. Jan Fabre ha realizzato a Cararre la sua Pietà di Michelangelo con la Madonna dalla faccia di teschio. Agli studi carraresi si appoggia un grande artista belga, Jan Van Oost, anche lui dedito all’uso dei simboli mortuari nelle sua opere di marmo. Quella di Abdessemed è in bronzo. Un’opera d’arte realizzata in Italia, tra Carrara e Napoli. Trovarla a Parigi, all’estero del Centro Pompodou, suscita ammirazione e provoca una piacevole sensazione. Anzi di più, per noi italiani, per quell’effetto che fa e il ricordo che ci ricollega con una notte di gioia. Fieri di essere italiani, quella notte a Berlino.