Gli esponenti grillini insistono: il Movimento 5 Stelle è il primo partito in Italia. Eppure, le cose non stanno in questo modo. Sbagliano, i penta stellati. Mentono sapendo di mentire? Più volte su ItaliaChiamaItalia abbiamo ricordato ai lettori che è il Partito Democratico il primo partito, calcolando anche i voti degli italiani nel mondo, che certo sono italiani tanto quanto i cittadini residenti in Patria. Ma forse per Beppe Grillo e i suoi non è così.
Dopo le consultazioni al Colle fra il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e la delegazione 5stelle guidata dallo stesso Grillo, i capigruppo di Camera e Senato, davanti ai giornalisti, hanno ribadito: noi siamo il primo partito italiano. Dicendo una falsità, ancora una volta. Tanto che è voluto intervenire sulla questione Eugenio Marino, responsabile del Pd nel mondo, precisando: “il Pd è il primo partito alla Camera e al Senato e il M5S può smetterla di raccontare bugie”.
“Il motivo che induce i grillini a dire di essere il primo partito, pur sapendo che i numeri dicono il contrario, è semplice e deriva da un dato e una visione politica: non considerano cittadini a pieno titolo i cittadini italiani all’estero”: ci va giù duro Marino, che continua: “I grillini spieghino chiaramente che, contrariamente a quanto afferma la Costituzione, i cittadini elettori e i cittadini eletti all’estero non vanno conteggiati e, anzi, va tolto loro anche l’elettorato passivo e attivo poiché sono ‘diversi’. Se ce lo dicono ne prendiamo atto e ragioniamo insieme, ma fino a quando questa Costituzione sarà valida i cittadini italiani all’estero saranno cittadini come gli altri e voteranno ed eleggeranno loro rappresentanti come gli altri e contribuiranno a determinare chi è il primo e il secondo partito”.
Dunque il Pd non ci sta a essere messo sotto. L’universo degli italiani all’estero si fa sentire con forza. Contro Grillo e il Movimento 5 Stelle proprio ieri, mercoledì 20 marzo, si era espresso il presidente del Movimento Associativo Italiani all’Estero, Ricardo Merlo, che dal Quirinale, dopo l’incontro con Napolitano, aveva descritto il comico genovese come “un opportunista” che, in sintesi, secondo Merlo vuole mandare l’Italia a sbattere.
































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