Tutti gli eletti all’estero hanno protestato contro la proposta dell’eliminazione della circoscrizione estera, e finchè si tratta di tacchini che non possono accettare di finire in forno, possiamo capirlo. In realtà, anche noi pensiamo, per motivi più nobili, che non si debbano negare diritti faticosamente conquistati, che gli italiani all’estero debbano avere una rappresentanza in Parlamento e che debbano essere considerati cittadini di serie A, alla pari con i residenti in patria. E’ anche vero però che il sistema di voto va cambiato e soprattutto che debbano esprimersi anche quelli temporaneamente all’estero.
Vale la pena ricordare anche un altro episodio che alle scorse elezioni ha segnato una pagina nera del voto degli italiani nel mondo, quando gli aventi diritto al voto in Sud Africa videro bruciate ben 20mila schede non pervenute in tempo al centro di raccolta a Roma per uno sciopero delle poste del Paese. Tolto il diritto di voto a una bella fetta di cittadini italiani nel silenzio totale dei partiti sia di destra che di sinistra: nessuno ha innalzato barricate, nessuno si è indignato, la stampa ne ha pressoché ignorato la portata, segno evidente che a nessuno frega alcunché degli italiani nel Mondo.
La questione italiani nel mondo per i governi, sia di destra che di sinistra, è un peso morto; se noi siamo corteggiati durante le elezioni, è perché, soprattutto grazie ai patronati, c’è chi si assicura una poltrona ben comoda e remunerata e una bella pensione a vita. Credo che sia arrivato il momento di parlare seriamente degli italiani nel mondo, altrimenti ci vedremo a Filippi: questa non è una minaccia, ma una promessa di cambiamento. Mi rivolgo agli amici del M5S, perché ad oggi sono gli unici a mettere sul tavolo i problemi veri del Paese. Battetevi per un Paese migliore, per cambiare le regole del gioco e soprattutto per mandare a casa questi signori che tali non sono.
































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